Continua la crisi dell’eurozona: pressing sui paradisi fiscali, Moody’s taglia il rating alla Slovenia

La crisi dell'eurozona non scende di intensità mentre El Pais del 29 aprile riporta che il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble ritiene finita la crisi Lehman  "que tuvo un nombre, Lehman Brothers”. http://economia.elpais.com/economia/2013/04/29/actualidad/1367241377_616864.html 

Se Schaeuble ritiene finita la crisi scoppiata nel 2008 non per questo ha mancato di ripetere al suo omologo spagnolo De Guindos che bisogna avere i conti in pareggio e ridurre il costo del lavoro,  per aumentare la competitività spagnola. Naturalmente se la Spagna avesse ancora le ricche colonie americane potrebbe trasportare oro con i suoi galeoni attraverso l'Atlantico e pareggiare le sue disastrate partite correnti e in questo modo rimettere le cose a posto come avvenne nel secolo d'oro, invece la cose si stanno sistemando in un modo più complesso e doloroso come mostra una chart di Societé Generale  sui paesi mediterranei  che si rimettono a posto anche se non sempre per una maggior capacità di export ma anche per una minor capacità di acquisto. http://www.economicsinpictures.com/2013/03/piigs-current-account-2011-2012.html.

Ma l'obiettivo dell'Europa a trazione tedesca è sempre lo stesso: rimettere in ordine i propri disequilibri macroeconomici, aumentando le tasse, riducendo le spese, facendo pagare quelli che non pagano le imposte, facendo le riforme strutturali per aprire alla concorrenza i settori protetti, le caste, i piccoli gruppi privilegiati. Ognuno può scegliere il modo di come rimettere ordine in casa propria, ma l'unica cosa che non si può fare è rimanere immobili. 

In Europa si assiste in vista del vertice del 22 maggio sulla fiscalità ad una nuova pressione politica verso i paradisi fiscali, come il Lussemburgo che oggi permette la costituzione di società a bassa fiscalità che accolgono i profitti di filiali di multinazionali che operano in altri paesi Ue. Il Granducato ha deciso di collaborare cercando di salvare il più possibile dei suoi trattamenti speciali, così come l'Austria che ha chiesto in una bozza di lettera ancora da inviare (ma resa pubblica) alla Commissione prima di cedere sul segreto bancario per le persone fisiche che anche i paradisi fiscali europei (Lichtenstein, San Marino, Andorra, Monaco.) si adeguino. Il che vuol dire in termini diplomatici tirarla un pó per le lunghe. La realtá é che a Vienna tutti sanno (socialdemocratici per primi) di non poter resistere a lungo alle pressioni europee, ma sanno anche di andare incontro a grossi deflussi di liquiditá dalle loro banche che detengono 53 miliardi di euro di depositi di non residenti, di cui 35 miliardi di cittadini Ue. E tutto ció con le elezioni politiche alle porte. Insomma un rebus non facile da gestire per i democristiani che, all'interno della grande coalizione, si battono per il mantenimento del segreto bancaro.

Dall'altra parte della lunga storia della crisi dell'eurozona, nonostante la crisi Lehman sostiene Schaeuble sia finita, si avvicina a una nuovo appuntamento critico: Moody's ha tagliato il rating alla Slovenia che si apprestava a andare sul mercato con due aste di bond in dollari. La mossa di Moody's ha bloccato questa iniziativa prontamente ritirata dal Tesoro di Lubiana. Ora per affrontare la sesta crisi dell'eurozona ci sono più strumenti in campo come l'Esm che può prestare soldi o acquistare bond in asta in cambio di riforme, l'OTM  della Bce che può acquistare bond sul mercato secondario in cambio di riforme, sempre attendendo il passo definitivo dell'unione bancaria sulla vigilanza, risoluzione e fondi di garanzia comuni che permetterà di dare soldi direttamente alle banche senza passare dai conti pubblici. Un obiettivo ancora lontano anche se, sostiene Schaeuble, che la crisi Lehman è finita.