La nuova frontiere europea passa dai supercomputer

 
A metà mese di dicembre ero a Bruxelles nei giorni dell’ultimo Consiglio europeo dell’anno passato in un’atmosfera di pessimismo crescente per le divisioni sulle quote dei migranti tra la Commissione e i quattro stati dell’est Europa riunioniti nel cosiddetto gruppo di Visegrad.
Una visita alla direzione digitale mi aveva però fatto capire che qualcosa di importante stava bollendo nella grande pentola di Bruxelles in materia di maggiore integrazione digitale e soprattutto sul tema strategico dei supercomputer. Il giorno prima il Parlamento aveva detto sì all’uso dei fosfati nel Kebab, una posizione che aveva visto la Commissione sconfitta per tre voti da una posizione espressa soprattutto dai deputati popolari tedeschi. 
Fatta questa premessa su come a volte le cose non vanno esattamente come la Commissione chiede, ma questo fa parte del gioco (e per fortuna) della democrazia, non mi ha affatto sorpreso la notizia secondo cui l’11 gennaio la Commissione Juncker ha presentato il suo piano finalizzato a investire, insieme agli Stati membri, nella realizzazione di un’infrastruttura europea di supercomputer all’avanguardia a livello mondiale. Fumo negli occhi? Non proprio. Speriamo invece che gli stati si adeguino. 
I supercomputer sono necessari per elaborare quantità sempre maggiori di dati e apportare benefici in molti settori della società, dalla sanità e dalle energie rinnovabili fino alla sicurezza dei veicoli e a quella informatica. Insomma sono un elemento competitivo con i giganti asiatici (Giappone e Cina) e gli Stati Uniti d’America. 
La decisione  è fondamentale per la competitività e l’indipendenza dell’UE nel campo dell’economia dei dati, fanno sapere a Bruxelles. Possibile? Ma perché è così importante questa decisione che guarda lontano? Oggi, sempre più spesso gli scienziati e le industrie europei elaborano i propri dati al di fuori dell’UE, in quanto i tempi di calcolo disponibili nell’UE non soddisfano le loro esigenze. Questa mancanza di indipendenza minaccia la vita privata, la protezione dei dati, i segreti commerciali e la proprietà dei dati, con particolare riguardo alle applicazioni sensibili.
“Una nuova struttura legale e di finanziamento, l’impresa comune EuroHPC, acquisirà, creerà e implementerà in tutt’Europa un’infrastruttura di calcolo ad alte prestazioni (HPC) all’avanguardia e sosterrà anche un programma di ricerca e innovazione per sviluppare le tecnologie e le macchine (hardware), nonché le applicazioni (software) destinate ai supercomputer”, fanno sapere da Bruxelles.
E i costi? Il contributo dell’UE a EuroHPC ammonterà a circa 486 milioni di euro nell’ambito del quadro finanziario pluriennale attuale, cui corrisponderà un contributo analogo degli Stati membri e dei paesi associati. Si prevede che entro il 2020 saranno investiti in totale un miliardo di euro circa di finanziamenti pubblici, cui si andranno ad aggiungere contributi in natura da parte di privati aderenti all’iniziativa. Insomma politica industriale, quella che latita alla grande nei vari programmi dei partiti italiani.
Andrus Ansip, Vicepresidente della Commissione europea responsabile per il Mercato unico digitale, ha dichiarato: “I supercomputer sono il motore per alimentare l’economia digitale. La concorrenza è accanita e oggi l’UE sta rimanendo indietro: nessuno dei nostri supercomputer figura nella classifica mondiale dei primi dieci. L’iniziativa EuroHPC mira a dotare, entro il 2020, i ricercatori e gli imprenditori europei di capacità a livello mondiale in questo settore, al fine di sviluppare tecnologie come l’intelligenza artificiale e creare le applicazioni quotidiane del futuro, ad esempio nei settori della sanità, della sicurezza o dell’ingegneria”.
Mariya Gabriel, Commissaria responsabile per l’Economia e la società digitali, ha affermato: “I supercomputer sono già al centro di notevoli progressi e innovazioni in molti settori che interessano direttamente la vita quotidiana dei cittadini europei. Possono aiutarci a sviluppare una medicina personalizzata, a risparmiare energia e a contrastare i cambiamenti climatici in modo più efficiente. Un’infrastruttura di supercalcolo europea più potente racchiude un grande potenziale per la creazione di posti di lavoro ed è un fattore fondamentale per promuovere la digitalizzazione del settore industriale e per incrementare la competitività dell’economia europea”.
Benefici del supercalcolo
Il calcolo ad alte prestazioni è uno strumento essenziale per comprendere e rispondere alle grandi sfide scientifiche e sociali, quali la diagnosi precoce e il trattamento delle malattie o lo sviluppo di nuove terapie basate sulla medicina personalizzata e di precisione. Il calcolo ad alte prestazioni è inoltre utilizzato per prevenire e gestire disastri naturali su vasta scala, in particolare per prevedere la direzione degli uragani o per simulare terremoti ( un elemento molto importante per paesi come l’italia).
Grazie all’infrastruttura EuroHPC il settore industriale europeo, in particolare le piccole e medie imprese, potrà accedere più facilmente ai supercomputer per sviluppare prodotti innovativi. L’utilizzo del calcolo ad alte prestazioni ha un impatto crescente su vari settori e sulle aziende, in quanto riduce considerevolmente i cicli di progettazione e di produzione, accelera la progettazione di nuovi materiali, minimizza i costi, aumenta l’efficienza delle risorse, e accorcia e ottimizza i processi decisionali. Ad esempio, i supercomputer permettono di ridurre i cicli di produzione delle automobili da 60 a 24 mesi.
Il calcolo ad alte prestazioni è essenziale inoltre per la sicurezza e la difesa nazionali, ad esempio per sviluppare tecnologie di cifratura complesse, per individuare l’origine e rispondere agli attacchi informatici e per dotare la polizia di metodi di indagine scientifica efficienti o per effettuare simulazioni nucleari.
Un’infrastruttura adeguata alla ricerca e all’innovazione
L’iniziativa odierna raccoglierà investimenti per istituire un’infrastruttura europea leader nei settori dei supercomputer e dei big data. L’impresa comune EuroHPC punta ad acquisire, entro il periodo 2022-2023, sistemi con prestazioni pre-esascala (cento milioni di miliardi, vale a dire 1017, di operazioni di calcolo al secondo) e a sostenere lo sviluppo di sistemi con prestazioni a esascala (un miliardo di miliardi, vale a dire 1018, di operazioni al secondo) basati su tecnologia UE. Possibile? Staremo a vedere ma le intenzioni di Bruxelles una volta tanto sono da condividere senza se e senza ma. In gioco c’è la nostra (come europei) indipendenza scientifica.
Le attività dell’impresa comune saranno le seguenti:
1.    acquisire e gestire due macchine per il supercalcolo con prestazioni a pre-esascala di prim’ordine e almeno due macchine per il supercalcolo con prestazioni medie (capaci di almeno 1016 operazioni al secondo) e fornire e gestire l’accesso a detti supercomputer a un’ampia gamma di utenti pubblici e privati a partire dal 2020;
2.    attuare un programma di ricerca e innovazione sul calcolo ad alte prestazioni per sostenere lo sviluppo della tecnologia europea di supercalcolo, compresa la prima generazione di tecnologia europea per microprocessori a basso consumo energetico, e la co-progettazione di macchine europee con prestazioni a esascala e per promuovere le applicazioni, lo sviluppo delle capacità e un più ampio utilizzo del calcolo ad alte prestazioni.
L’impresa comune EuroHPC opererà nel periodo 2019-2026. L’infrastruttura in progetto sarà proprietà comune dei membri, che la gestiranno anche congiuntamente. Questi saranno costituiti in un primo momento dai paesi che hanno firmato la dichiarazione EuroHPC (elencati di seguito) e dai privati aderenti del mondo accademico e del settore industriale. Altri soggetti potranno associarsi alla cooperazione in qualsiasi momento, a condizione di fornire un contributo finanziario.
Supercomputer ma non solo
Qualche dettaglio in più sul tema possono aiutare quanto sia importante la partita che si sta giocando a Bruxelles in materia di economia digitale.
Dal 2012 la Commissione porta avanti iniziative dell’UE in questo campo, tra cui:
·         l’iniziativa europea per il cloud computing del 19 aprile 2016, parte della strategia per la digitalizzazione dell’industria europea, avviata per creare un ecosistema europeo leader nel settore dei big data, sostenuto da un’infrastruttura di prim’ordine per il calcolo ad elevate prestazioni, i dati e la rete;
·         la dichiarazione EuroHPC, firmata il 23 marzo 2017 in occasione della Giornata digitale a Roma da sette Stati membri (Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna), cui si sono aggiunti nel 2017 Belgio, Slovenia, Bulgaria, Svizzera, Grecia e Croazia. Questi paesi hanno deciso di costruire un’infrastruttura di supercalcolo integrata con prestazioni a esascala. Gli altri Stati membri e paesi associati sono incoraggiati a sottoscrivere la dichiarazione EuroHPC.
L’innovazione è ciò che ci spinge a restare all’avanguardia nel mondo e queste decisoni della Commissione vanno in questa direzione.