Lloyd Blankfein pensa di ingrandirsi a Milano, JPMorgan pure, ma Brexit non c’entra

La delusione dell’Ema fa ancora male e brucia parecchio a Milano, ma Goldman Sachs sta pensando di aumentare la sua presenza nella capitale lombarda, in un nuovo ufficio dove dovrebbero entrare in servizio ben 100 dipendenti della banca d’affari americana. Certo niente al confronto dei mille previsti a Francoforte ma sempre meglio degli attuali 20 dipendenti. Lo riferisce la Reuters sempre attenta ai movimenti post Brexit anche se la banca di Wall Street nega ogni relazione con l’uscita di Londra dalla Ue. Insomma Milano e l’Italia è (o è finalmente tornata) attrattiva di per sé. A questo rinnovato interesse per il Bel Paese da parte delle istituzioni stranieri del credito non è estranea la normativa fiscale ad hoc voluta dal ministro Pier Carlo  Padoan che prevede un alleggerimento per i redditi detenuti all’estero per quei facoltosi banchieri stranieri che decidono di trasferirsi in Italia.

Anche la mossa di Standard & Poor’s che il 28 ottobre ha aumentato il rating dell’Italia passando da “BBB-/A-3” a “BBB/A-2” ha avuto il suo peso nella vicenda, anche perché era da ben 35 anni che S&P’s non faceva un upgrading del Bel Paese. Insomma una svolta dal punto di vista degli investitori stranieri, pronti a fiutare il cambio del vento.

Ma non ci sarebbe solo il numero uno di Goldman Sachs Lloyd Blankfein a prevedere un aumento di presenza italiana per la sua banca d’affari: in lista di attesa c’è anche JPMorgan il colosso del credito americano che starebbe cercando nuovi uffici nella capitale finanziaria del Paese. Insomma potrebbe essere l’inizio di un nuovo ciclo della Milano 2.0.