Cambio al vertice per la comunicazione della Casa Bianca. Mossa difensiva o di una nuova strategia di attacco preventivo? E cosa significherà per la politica interna e internazionale della Casa Bianca? La nuova strategia di comunicazione di Donald Trump si basa sulla personalità di Anthony Scaramucci, nuovo capo della sua comunicazione. Scaramucci, finanziere di Wall Street è l’uomo mandato in solitaria in “mission impossible” nel gennaio 2016 al vertice di Davos in Svizzera in rappresentanza di Trump appena eletto. In quell’occasione Scaramucci se la cavò abbastanza bene viste le circostanze che giocavano tutte contro di lui. Oggi Scaramucci ha sostituito il portavoce di Trump, Sean Spicer. Spicer sarà sostituito dall’attuale vice portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders. La svolta di Trump arriva in un momento molto difficile per la sua presidenza a causa dell’inchiesta sui presunti legami tra i servizi segreti russi e la campagna elettorale di Trump.
Ma chi è davvero Scaramucci? E cosa significa questa mossa? Da un suo recente twitter apprendiamo che suggerisce la lettura di un libro storico di Graham Allison, Destined for War: Can America and China Escape Thucydides’s Trap? Un libro che analizza la possibilità (ipotetica) di conflitto tra Stati Uniti e Cina. Secondo il libro bisogna evitare la trappola di Tucidide, cioè la regola che nel caso nasca una nuova potenza la vecchia è pronta alla guerra. Sparta fece la guerra perché temeva l’ascesa di Atene. Secondo uno studio di Harward negli ultimi 500 anni ci sono stati 16 casi di sfida tra potenze e 12 volte su 16 lo scontro è degenerato in conflitto. Il più famoso è stato lo scontro tra la Germania, nuova potenza industriale in ascesa e Gran Bretagna potenza imperiale sui mari. Nella prima Guerra mondiale e poi nella seconda la sfida è finita a favore di Londra e Washington. Poi c’è stata la Guerra fredda tra Stati Uniti e l’Unione sovietica (USSR) che è finita a favore di Washington. Ora però la sfida è con la Cina e come evitare la trappola di Tucidide.
Nei giorni passati anche Stevie Bannon, capo consigliere di Trump, e Reince Priebus, il chief of staff della Casa Bianca (una sorta di capo del governo in termini europei), si sono opposti alla scelta di Scaramucci ritenuto poco idoneo al ruolo in mondo politico dove la comunicazione è diventato il terreno di scontro quotidiano tra fake news e presunte tali.
Scaramucci è un amico del figlio maggiore di Trump, Donald Jr. e ha un buon rapporto con il genero di Trump, Jared Kushner. Scaramucci non ha alcuna esperienza nel campo della comunicazione, ma nel corso della campagna elettorale ha più volte parlato a favore di Trump e del suo programma politico anti-globalizzazione sebbene all’inizio della campagna presidenziale Scaramucci avesse detto che Trump non fosse adatto alla candidatura repubblicana. Nella prima conferenza stampa si è scusato senza mezzi termini per questa affermazione inopportuna nei confronti di Trump sostenendo che è stata determinata dalla sua inesperienza politica. Di famiglia italoamericana, Scaramucci è nato nel 1964 a Long Island, New York.
Interessante la frase di Scaramucci con cui ha cercato di attutire da subito i toni della polemica con i giornalisti accreditati alla Casa Bianca, una tribù in rivolta permanente contro la presidenza: “Insieme a Sarah Sanders serviremo il Paese”, ha affermato Scaramucci ricordando di non aver alcun risentimento nei confronti di Priebus o di Bannon. Con Bannon – ha detto Scaramucci – abbiamo lavorato a Goldman Sachs e entrambi sappiamo che il lavoro di team è la cosa più importante, più delle posizioni personali”. Un ex di Goldman Sachs guidata da Blankfein che ha trovato altri ex colleghi della maggior banca d’affari al mondo alla Casa Bianca.
Trump ha scelto infatti come segretario al Tesoro, Steven Mnuchin, che ha trascorso 16 anni alla Goldman Sachs, nel trading. Poi c’ anche Gary Cohn, l’ex presidente della banca, a cui Trump ha offerto la presidenza del National economic council della Casa Bianca, il gruppo di esperti che consiglia l’inquilino della Casa Bianca su questioni economiche. E ora con Scaramucci gli ex di Goldman Sachs alla Casa Bianca sono a quota quattro perché anche Steve Bannon ha lavorato negli anno 90 alla banca d’affari. Non male per una banca che aveva donato quasi un milione di dollari all’allora candidato democratico nel 2008 Barack Obama.