Il populismo anti-europeo vince a Praga dopo aver stravinto alle ultime elezioni politiche tenutesi a Vienna con la formazione di un governo di coalizione tra popolari di Sebastian Kurz e gli euroscettici nazionalisti di estrema destra di Strache. E anche questa volta non è una questione di economia in crisi. Anzi, è chiaro che siamo di fronte a una sfida culturale, identitaria e di visione del mondo piuttosto che di disoccupazione o mancanza di sviluppo.
Praga, infatti, ha una robusta economia che fa invidia a parecchi partner vicini. Ma tant’è. L’Europa Centro-orientale continua a allontanarsi dal cuore carolingio dell’Europa a 14 anni dal grande allargamento che aveva contato nel 2004 dieci paesi di cui ben 8 dell’ex Cortina di ferro e due isole del Mediterraneo (Malta e Cipro) . A Bruxelles non è scattato il panico ma poco ci manca per questa nuova avanzata di personalità vicine a sentimenti populisiti. Di sicuro c’è che il presidente uscente Milos Zeman ha vinto le elezioni in Repubblica ceca col 52% dei voti contro il 48% di Drahos. L’affluenza registrata alle urne è del 66,5%.
Zeman, personalità politica carismatica e nota agli osservatori internazionali per le sue dichiarazioni a favore della Russia, Cina e contro l’immigrazione, ha ottenuto il sostegno soprattutto degli abitanti delle zone di campagna. A Drahos sono andati invece i voti degli ambienti urbani, riproponendo una spaccatura che si è avidenziata nelle consutazioni americane e nel refrendum per Brexit. Si tratta di elezioni presidenziali che denotano ancora una volta la profonda frattura esistenti all’interno della società della Repubblica Ceca sull’apertura alla globalizzazione e ai suoi danni collaterali.
Zeman, in carica da cinque anni, si è opposto alle quote obbligatorie di migranti, posizioni simili a quelle sostenute dai cosiddetti paesi di Visegrad (Polonia, Ungheria, Slovacchia e appunto Repubbica ceca) . Tutti i membri del Gruppo di Visegrád sono entrati nell’Unione europea il 1º maggio 2004 , e l’unico paese tra questi ad aver adottato l’euro è stata la Slovacchia dal 2009. Il presidente ceco Zeman è perfino giunto,con moderazione dei toni, a mettere in discussione la partecipazione di Praga all’Ue e all’ombrello fornito dall’Alleanza Atlantica, sostenendo l’opportunità di tenere una consultazione popolare. La Repubblica Ceca pare sempre più attratta dalla Russia di Vladimir Putin. La posizione filo europea di Drahoš esce dal confronto elettorale con le ossa rotte. Lo sconfitto voleva seguire le orme dell’ex presidente Václav Havel, ma i tempi a Praga sono profondamente cambiati.