Hollande: no alla Turchia nella Ue nei prossimi 5 anni

La data del voto presidenziale francese si avvicina e la campagna si infiamma. Il candidato socialista all'Eliseo, François Hollande a caccia dei voti della folta comunità armena residente in Francia,  ha affermato che la Turchia non entrerà nella Ue nei prossimi cinque anni del suo eventuale mandato presidenziale. Hollande si è così allineato con le posizioni del presidente in carica, Nicolas  Sarkozy, sulla spinosa questione dei negoziati di adesione alla Ue di Ankara.

Sulla Turchia Hollande, che ha votato a favore della contestata legge francese poi annullata, che prevedeva pene a chi negava il genocidio armeno,  ha fatto riferimento indiretto al congelamento dei negoziati europei con Ankara che vedono oggi solo 13 su 35 capitoli complessivi  aperti. I negoziati di adesione con Bruxelles sono praticamente fermi, secondo Bruxelles,  a causa del rifiuto di Ankara di applicare l'Unione dogale alla parte greca dell'isola di Cipro, membro dal 2004 della Ue, ma che la Turchia non riconosce. 

Ankara occupa militarmente con 35 mila uomini la parte nord di Cipro dal 1974. Insomma il candidato socilista Hollande si è messo nel solco della continuità di una politica estera francese contraria all'adesione della Turchia alla Ue e a favore invece di un partenariato privilegaiato, una scelta di campo che risale al precedente presidente di destra,  Jacques Chirac. Una posizione condivisa dalla Germania della merkel e dall'Austria in Europa. La Turchia ha ricambiato nel tempo la freddezza diplomatica  con la Francia con il ritiro temporaneo del proprio ambasciatore a Parigi, poi rientrato, nel caso della contestata legge sul "genocidio" armeno, decisa però a non desistere e a sperare in un cambio di atteggiamento di Parigi. Il Ministro turco per i rapporti con la Ue, Egemen Bagis ha detto recentemente nel corso di un suo viaggio a Bucarest che "gli uomini politici europei che sperano di scoraggiare la Turchia creandole delle difficoltà – riferendosi alla lentezza dei negoziati e all'opposzione all'abolizione dei visti per i turchi nella Ue  - si sbagliano di grosso.  Ankara andrà avanti con i negozati."

  • guglielmo |

    Come se questa cosa fosse solo questione di economia…
    Un paese che ha contenziosi territoriali con uno stato UE (Grecia) e occupa una parte del territorio di un altro stato UE (Cipro) dovrebbe esser e fatto entrare in UE? Ma stiamo scherzando??

  • vittorio da rold |

    La Turchia, come abbiamo scritto sul sole il 2 aprile nel quarto trimestre trimestre del 2011 è cresciuta del 5,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, un chiaro segnale di rallentamento economico. Con un deficit delle partite correnti al 10% del Pil, Ankara è in una situazione delicata di dipendenza dagli invstimenti esteri e rinunciare alla leva monetaria sarebbe veramente pericoloso.

  • Gino |

    Al di la’ delle ‘ragioni’ francesi, mi sembra che la UE sia già abbastanza complicata da gestire, proprio a causa delle disomogeneità economiche, culturali e storiche. La forza espansiva economica della Turchia non gioverà alle economie asfittiche dell’Europa e tentare di condividere gli standard europei con la Turchia sarebbe un danno per quel Paese. Se in decenni non riusciamo a sentirci Europei tra tedeschi, italiani, francesi e italiani, tanto da formare una vera unione, figuriamoci con la Turchia. Meglio una operosa ed intensa collaborazione ed amicizia.

  • Uniti! |

    Non credo che alla Turchia conviene entrare nel UE, per non parlare nel euro. Una nazione con una popolazione di 75mio. giovane e con un grado d’istruzione medio che va ad aumentare ogni anno, deve avere il controllo della propria moneta, politica fiscale, industriale ed estera, altrimenti e come mettere una tigre in camicia di forza.

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