Crisi economica e nuova moschea, una miscela esplosiva infiamma Atene

Tra Islam e greci ortodossi non è certo un idillio. Pesa la lunga dominazione ottomana sulla Grecia e uno stretto rapporto tra stato greco e la sua religione più diffusa, l'ortodossia. Così un quarto tentativo di trovare un'impresa edilizia che si assuma l'incarico di costruire la prima moschea di Atene sarà fatto il mese prossimo dopo che tre gare d'appalto sono andate deserte perché diverse compagnie non si sono presentate nel timore di minacce e intimidazioni.

Minacce da parte di gruppi di estrema destra come il filo nazista Chrysi Avgì (Alba dorata) o dei furenti residenti del quartiere ateniese di Votanikos contrari alla costruzione dove il tempio islamico dovrebbe sorgere. Al progetto, però, si oppone strenuamente anche il vescovo del vicino quartiere del Pireo, Seraphim. Lo riferisce il maggior quotidiano greco Kathimerini al quale Stratos Simopoulos, segretario generale del ministero delle Infrastrutture, ha dichiarato che la prossima gara per l'assegnazione dei lavori della moschea (per un valore di 946 mila euro), che sorgerà nel quartiere di Votanikos, sarà riservato solo a grosse aziende. Ma il nodo è politico, con la maggioranza dei residenti del quartiere popolare di Atene che non vuole la costruzione della moschea perché richiamerebbe i numerosi  immigrati della capitale nell'area prescelta.

Una miscela di tensioni sociali che con la crisi economica rischia di diventare esplosiva.