Dopo la feroce repressione delle proteste a Gezi park la Turchia torna nella turbolenza politica ed istituzionale con una sentenza che decapita l'intellighezia laica turca. E' stato infatti condannato all'ergastolo l'ex generale Ilker Basbug, fino al 2010 potente capo di Stato maggiore della Turchia, il secondo esercito della Nato nonché paladino della laicità della Turchia moderna e antagonista di Erdogan.
La sentenza è stata emessa dal tribunale di Silivri, vicino a Istanbul. Basbug è stato riconosciuto colpevole di avere avuto un ruolo di primo piano nella rete segreta 'Ergenekon', dal nome della mitica vallata nelle steppe dell'Asia centrale da dove arrivano gli antichi turchi, che sarebbe stata creata per portare a termine un colpo di Stato ai danni del governo del premier islamico Recep Tayyip Erdogan. Sono 275 gli imputati nel processo, tra cui militari, giudici, docenti universitari e giornalisti.Insomma tutta l'intellighenzia laica della Turchia kemalista.
La richiesta di ergastolo per Basbug era stata chiesta il 18 marzo scorso dal procuratore Mehmet Ali Pekguzel del tribunale di Istanbul. La stessa pena era stata sollecitata per altri tre generali, un colonnello in pensione, il giornalista Tuncay Ozkan, il leader del Partito dei lavoratori (Ip) Dogu Perincek, l'ex presidente del Consiglio Superiore per l'Istruzione (Yok) Kemal Guruz, l'ex-rettore dell'Universita' di Inonu Fatih Hilmioglu e il consigliere legale dello Stato maggiore Hifzi Cubuklu.
Con 'Ergenekon' si intende una presunta rete nazionalista e ultralaica che mirava a destabilizzare la Turchia con una serie di attentati a moschee e ai confini con la Grecia il cui obiettivo ultimo era di destabilizzare e poi far cadere il governo islamico di Erdogan.
Gli imputati hanno negato le accuse affermando che i documenti a cui si rifa' la procura riguardano scenari immaginari, ideati con finalità' di addestramento dell'esercito. L'opposizione laica del CHP accusa Erdogan di aver messo in piedi il processo Ergenekon, in corso dal 2008, per sbarazzarsi dei suoi piu' strenui avversari politici e avere il pieno controllo dell'esercito, un tempo custode laico del paese.
Il tribunale di Silivri ha condannato all'ergastolo per il ruolo svolto nella rete segreta 'Ergenekon' anche il giornalista Tuncay Ozkan, il generale in pensione Veli Kucuk e l'avvocato Kemal Kerincsiz. Ozkan ha ricevuto una pena addizionale di 16 anni. L'ergastolo e trent'anni di carcere è la pena inflitta al leader del Partito dei Lavoratori Dogu Perincek, cosi' come il carcere a vita e' stato disposto per il colonnello in pensione Fikri Karadag e per il generale in pensione Hasan Ataman Yildirim. Ergastolo anche per il generale in pensione Hursit Tolon. Trentaquattro anni e otto mesi sono stati dati al parlamentare del Parito del Popolo repubblicano d'opposizione Mustafa Balbay, 47 anni all'ex colonnello Arif Dogan.
Non mancano all'appello i business man. L'ex presidente della camera di commercio di Ankara, Sinan Aygun, è stato condannato a 13 anni e sei mesi di detenzione. Quarantanovve anni di carcere è la condanna inflitta al colonnello Mustafa Donmez, mentre lo scrittore Yalcin Kucuk è stato condannato a 22 anni e sei mesi di carcere.
L'ex presidente del Consiglio Superiore per l'Istruzione (Yok) Kemal Guruz, che si opponeva al fatto di indossare il velo islamico nelle Università, è stato condannato a 13 anni e 11 mesi di carcere, lo storico Mehmet Perincek a sei anni, il giornalista Erol Manisali a nove anni, l'autore Ergun Poyraz a 29 anni e quattro mesi, mentre il giornalista Guler Komurcu a sette anni e sei mesi.
Dieci anni di carcere è la pena inflitta agli ex rettori Ferit Bernay e Mustafa Abbas. L'ex capo della polizia Adil Serdar Sacan è stato condannato a 14 anni di carcere, mentre l'ex sindaco di Istanbul Gurbuz Capan a uno.
Si tratta, secondo i laici della decapitazione di massa del partito secolarista della Turchia moderna mentre secondo il governo islamcio di Erdogan sono solo dei complottisti che volevano ribaltare il governo legittimamente eletto. Sulla concezione della democrazia di Erdogan hanno avuto modo di esprimersi a Gezi Park centinaia di manifestanti turchi stanchi di una visione autoritaria del mandato popolare. Questa sentenza non farà che aumentare i rischi da parte dei mercati preoccupati di questa tendenza autoritaria del premier rispetto alle forze di opposizione. Il processo giudiziario "Ergenekon" e "Maglio" appare basato più su prove indiziarie che su riscontri oggettivi e resta il dubbio che si sia voluto punire l'esercito in quanto oppositore del premier piuttosto che un tentativo reale di golpe.
Non è certamente un momento felice per la democrazia turca che sembrava poter diventare un modello per gli altri paesi della Primavera araba, ma che la feroce repressione operata sui giovani di Gezi Park prima e ora questa sentenza molto ambigua rischiano di far perdere molti consensi fin qui ottenuti al governo di Ankara. Un governo molto abile in economia, meno sulla tutela dei diritti civili.
Sarà molto importante vedere la reazione americana sulla sentenza e quella di Bruxelles che per anni avevano appoggiato il processo democratico di riduzione dei poteri dell'esercito in Turchia a favore del potere civile. Il completo azzeramento dei laici e la gestione delle proteste di Gezi park potrebbe ora dar adito a qualche ripensamento in proposito.