L’Fmi bacchetta gli Usa per i 50 milioni di poveri, aumentare i salari minimi

L’Fmi promuove con riserva gli Stati Uniti nel consueto report sui paesi membri così come previsto dall’articolo IV dell’istituzione internazionale. Innanzitutto Il Fondo monetario dice che la crescita di lungo periodo americana viene ridotta dal 3 al 2% per motivi demografici e calo degli incrementi di produttività. Un brutto segnale su cui occorrerà riflettere. In secondo luogo Il Fondo bacchetta Washington per l’aumento della povertà, pari a cinquanta milioni di individui.
Queste le parole precise del Fondo sulla delicata materia: “Gli ultimi dati hanno mostrato che quasi 50 milioni di americani vivono in povertà (come attestato dal Census Bureau) e il tasso ufficiale di povertà è fermo sopra il 15 per cento, nonostante la ripresa in atto. La riduzione della povertà richiede, innanzitutto, un ritorno molto più robusto alla crescita e alla creazione di posti di lavoro. Tuttavia, altre politiche hanno un ruolo da svolgere. La recente espansione del Medicaid e l’aumento della copertura assicurativa sanitaria (l’Obamacare) sono stati passi concreti i cui effetti sulla povertà e sulle condizioni di salute dovrebbero diventare più evidenti nel corso del tempo. Un’espansione dell’Earned Income Tax Credit, da applicare alle famiglie senza figli, ai lavoratori più anziani, e a quelli a basso reddito sarebbe un altro strumento efficace per elevare gli standard di vita per i più poveri. Allo stesso modo, il governo dovrebbe rendere permanenti le varie estensioni dell’EITC e dei miglioramenti nel Child Tax Credit, che scadranno nel 2017”. Per questo l’Fmi consiglia di aumentare i salari minimi, uno dei principali obiettivi del presidente Barack Obama per migliorare le condizioni di vita dei più disagiati e nello stesso tempo ridurre le diseguaglianze sociali e rilanciare i consumi interni, che insieme all’export e agli investimenti sono i tre motori della crescita.
L’economia americana «ha fatto progressi, ma restano dei rischi», motivo per cui il Fondo monetario internazionale ha «rivisto al ribasso le previsioni di crescita per il 2014»,
dal 2,8 al 2%, mentre ha lasciato invariato al 3% quelle per il 2015. Secondo il Fondo, l’economia raggiungerà una situazione di piena occupazione nel 2017, ma «i rischi non
sono scomparsi», soprattutto quando si parla del sistema finanziario ombra. Per questo servono ulteriori sforzi, in termini di regolamentazione e supervisione, mantenere i conti
pubblici sulla via della sostenibilità e gestire l’uscita dalla politica monetaria ultra accomodante della Federal Reserve.

Inoltre Washington deve accelerare la crescita della produttività e della partecipazione alla forza lavoro. La crescita dell’occupazione c’è stata, ma il tasso di disoccupazione di lungo termine è ancora troppo alto, la partecipazione alla forza lavoro al di sotto di quanto sarebbe giustificato da fattori demografici e i salari sono stagnanti.L’inflazione si manterrà al di sotto del target del 2% giudicato ottimale dalla Federal Reserve quest’anno e nel 2015. Insomma c’è ancora molto da fare.