Turchia, indagato il leader curdo Demirtas, a rischio la candidatura per le elezioni politiche

Si avvita sempre di più la situazione politica e sociale in Turchia con la richiesta di rinvio a giudizio del leader del partito curdo Selahattim Demirtas e in prospettiva la chiusura dell’intero partito Hdp. L’ufficio del procuratore di Diyarbakir, la città a maggioranza curda del sud-est anatolico della Turchia, ha aperto un’inchiesta nei confronti del leader del partito filo-curdo Hdp, l’avvocato dei diritti umani e vincitore alle ultime elezioni essendo riuscito a superare la soglia del 10% per la prima volta, Selahattin Demirtas, con l’accusa di «propaganda a favore di un’organizzazione terroristica», il Pkk, e «insulto alla Repubblica e al popolo turco». L’indagine penale e molto controversa fa riferimento al discorso pronunciato ieri da Demirtas dopo l’assalto incendiario alla sede centrale dell’Hdp nella capitale Ankara, in cui sono stati danneggiati anche alcuni documenti preparatori per le elezioni anticipate del primo novembre. Il leader curdo aveva criticato duramente il governo turco per l’escalation di violenza nel sud-est del Paese, accusando il presidente Recep Tayyip Erdogan e il Mit, il potente servizo segreto turco, di essere responsabili per i continui spargimenti di sangue e denunciando il rischio che la Turchia scivoli verso la “guerra civile». La procura, che non indica comunque quali siano le frasi incriminate, ha inviato al ministero della Giustizia la richiesta di presentare al Parlamento una mozione per rimuovere l’immunità parlamentare di cui gode Demirtas in quanto deputato della camera e poter quindi procedere nei suoi confronti.

Stop al voto – Il moltiplicarsi di attentati contro le forze di sicurezza e di scontri tra i ribelli curdi del Pkk e le forze armate rende «impossibile» svolgere le elezioni parlamentari nel sud-est della Turchia. Selahattin Demirtas lo ha affermato nel corso di una conferenza stampa nella città a maggioranza curda di Diyarbakir. «Sta diventando impossibile svolgere le elezioni, considerate le condizioni di sicurezza nella regione», ha dichiarato Demirtas, riferendosi alle violenze quasi quotidiane che da fine luglio si si registrano nella Turchia sudorientale. «Noi vogliamo che le elezioni si svolgano e non stiamo dicendo di non tenerle, ma vogliamo che le condizioni nella regione migliorino», ha aggiunto. Ieri Demirtas ha accusato il partito di maggioranza, l’islamico Akp, di spingere la Turchia verso la guerra civile. «Ci troviamo di fronte a una campagna linciaggio», ha detto Demirtas, riferendosi alle critiche degli ultranazionalisti, che accusano l’Hdp di sostenere i guerriglieri del Pkk.

La delegazione curda verso la città di Cizre, la nuova Kobane -La polizia turca ha fermato la delegazione del partito filo-curdo Hdp composta dai suoi due ministri, dal leader e da diversi deputati che da ieri cerca di raggiungere Cizre, nella provincia sudorientale di Sirnak, dove è in corso un coprifuoco nell’ambito degli scontri tra esercito e Pkk curdo. Lo ha confermato all’agenzia Ansa il deputato dell’Hdp Garo Paylan: «Al momento ci troviamo a circa 26 km da Cizre. Stiamo negoziando con il governo, non abbiamo intenzione di fermarci». Dopo che il convoglio di mezzi dell’Hdp era stato bloccato ieri pomeriggio dalla polizia turca a circa 90km da Cizre, i membri del gruppo avevano deciso di proseguire a piedi. «Ieri sera abbiamo dormito nel distretto di Idil – racconta Paylan all’Ansa – Abbiamo lasciato la strada e iniziato a marciare attraverso le montagne per aggirare i blocchi, ma la polizia è riuscita a rintracciarci anche qui». Della delegazione fanno parte il ministro degli Affari europei, Ali Haydar Konca, e quello dello Sviluppo, Muslum Dogan, oltre al leader dell’Hdp, Selahattin Demirtas, e diversi deputati. Ieri Demirtas aveva chiesto al governo di Ankara di rimuovere il coprifuoco a Cizre, in vigore da venerdì scorso, definendo le condizioni sul posto «peggiori che a Kobane».

 I timori dei mercati – Gli investitori internazionali seguono con preoccupazione l’evoluzione. Secondo Eli Koen, Head of Turkish Equities di Union Bancaire Privée (Ubp), «la Turchia sta attraversando un periodo di estesa incertezza politica. A causa del fallimento dei negoziati di coalizione, nuove elezioni sono programmate per il 1° novembre. A questo punto, sembra improbabile che possa esserci un cambiamento dei comportamenti di voto. Gli attuali sondaggi mostrano un certo aumento di voti per l’AKP e il CHP (di circa l’1% ciascuno) alle spese dell’HDP e MHP (nazionalisti, n.d.r.) . Se queste previsioni dovessero avverarsi, probabilmente la distribuzione dei seggi elettorali non permetterà la formazione di un Governo monocolore, e l’attuale situazione di stallo proseguirà». Mettendo nel cassetto anche i sogni presidenzialisti di Recep Tayyip Erdogan. «Ci sono state anche congetture sulla stampa locale riguardo a un possibile rinvio delle elezioni a causa del peggioramento della situazione a livello di sicurezza nell’area sudorientale. Questo naturalmente costituirebbe uno sviluppo negativo per i mercati».