I greci ridono, sotto i baffi, delle disgrazie di Volkswagen e dei dati truccati sulle emissioni dei motori diesel. L’atteggiamento dei greci, accusati a più riprese dalla stampa tedesca di aver falsificato i dati di bilancio per entrare nell’euro, è la Schadenfreude, un termine ironia della sorte tedesco che significa “piacere provocato dalla sfortuna” (altrui). Tra Grecia e Germania è in corso da tempo uno scontro aspro di retoriche contrapposte di narrazioni opposte che ha rischiato di far deragliare il difficile processo negoziale sul debito greco e solo la mediazione dell’ultima ora da parte francese, italiana, austriaca e cipriota hanno evitato l’uscita di Atene dall’euro. Berlino ed Atene rappresentano nell’immaginario collettivo europeo l’alfa e l’omega nel panorama dell’Unione.
I greci, oggi, dopo l’attacco inferto dalla famosa copertina del settimanale tedesco Focus con la foto della Venere di Milo con il dito medio alzato in modo inequivocabile, accompagnata dal commento «truffatori nella famiglia dell’euro», e accompagnata dalla domanda «la Grecia ci deruba del nostro denaro?» sono rimasti profondamente indignati e non hanno dimenticato l’attacco a quello che considerano un attacco alla loro identità nazionale.
I battibecchi e le polemiche tra i due stati non si non mai sopite in questi anni. I greci successivamente hanno ritirato fuori le vecchie richieste dei danni di guerra e del prestito forzoso che i nazisti avevano preteso dalla Banca centrale di Grecia nel 1943. Il primo governo Tsipras ha minacciato recentemente di requisire alcune proprietà tedesche ad Atene, fra cui le sedi del Goethe Institut e la Scuola tedesca di archeologia, come compensazioni per i danni della Seconda guerra mondiale. Ma la Germania ha sempre considerato chiuso questo capitolo. Alcuni greci raccontano nei bar di Atene di vecchi vicende, con scandali di tangenti annessi, come l’acquisto controverso da parte di Atene di sottomarini tedeschi. E da parte tedesca il quotidiano popolare Bild non ha scherzato qualche mese fa con titoloni con la parola «Nein», di fronte al nuovo piano di salvataggio greco.
La maggioranza dei tedeschi ancora oggi pensa che Atene sia la pecora nera dell’eurozona, un’infezione pericolosa da cui proteggersi, la sentina di tutti i vizi dell’eurozona.
Questo atteggiamento manicheo, per un popolo orgoglioso ed erede di un tradizione culturale universale come i greci, è molto difficile da accettare.I legami tra i due popoli si sono inaspriti: i molti immigrati greci in Germania non riescono più a mediare tra i due mondi, come pure i turisti tedeschi sulle isole greche, non riescono più a evitare che tra le due nazioni si parli sostanzialmente solo in termini di stereotipi.
La Germania era fino al secondo piano di salvataggio con 55,3 miliardi di euro il principale creditore della Grecia: il problema è che il rancore crescente tra i due paesi e tra i due popoli possa solo aumentare. Ora la vicenda del dieselgate di Volkswagen fa dire ai greci: non siamo solo noi a truccare i dati.