e se il Fisco tassasse le imprese telefoniche ogni 28 giorni?

Se non rispettano le direttive del Garante per le comunicazioni le società telefoniche non rischiano granché. Una sanzione da un milione e 160 mila euro scrive Aldo Fontanarosa su Repubblica. Per di più la sanzione potrà essere applicata con una certa tranquillità solo nel 2018.  Ma nel frattempo le big del settore di telefonia e Internet si dividono  un fatturato extra da almeno un miliardo 190 milioni. Insomma l’affare del secolo o l’ennesima puntata del vuoi vincere facile. Ovviamente alcuni deputati hanno già detto come lo stesso ministro Calenda per lo sviluppo economico che la situazione così com’è  è “inaccettabile” e si preparano a modifiche legislative a tambur battente.

Intanto però l’emendamento che avrebbe dovuto entrare nella Legge di stabilità (ex di Bilancio ed ex Finanziaria) e così avere una corsia privilegiata stranamente non c’è ancora. Ohibò. Che succede? Se c’è ancora tempo prima di obbligare le società a rispettare la fatturazione mensile tradizionale propongo in alternativa la modifica a favore del Fisco di tassare le imprese con lo stesso sistema con una norma del contrappasso; chi fattura a 28 giorni verrà tassato con la stessa procedura, a voi la scelta. Ovviamente la mia è solo una provocazione ma sono certo che tutto tornerebbe come prima alla velocità della luce.

Eppure un effetto positivo di tipo macroeconomico ci sarebbe da questo aumento delle tariffe telefoniche, che sono nel paniere dei prezzi su cui si calcola l’inflazione. Sarebbe quello proprio di far scattare l’inflazione che langue da tempo nonostante gli sforzi immani dei banchieri della Bce con il suo Qe che però sta andando a breve in pensione. Che sia questo lo scopo ultimo di tutta la manovra?  Infine una ultima annotazione pratica: con la fatturazione a 28 giorni per chi paga direttamente le bollette di persona senza automatismi non saprebbe mai quando scade la bolletta perché la data sarebbe mobile. Un’ulteriore elemento di confusione nella vita quotidiana delle famiglie italiane spesso alle prese con il rosso del conto corrente a fine mese. Certo il premier Gentiloni e il ministro dell’Economia Padoan vogliono la web tax per i giganti di Internet ma intanto ai consumatori italiani basterebbe un emendamento che costa molto meno.