Il dizionario di Draghi

Nella affollata conferenza stampa del presidente della Bce, Mario Draghi, tenuta nella sede dell’istituto centrale a Francoforte il banchiere  italiano ha usato alcune parole con una accuratezza degne di nota.

  1. Draghi ha usato ad esempio “programma “open-ended” (cioè senza una fine predeterminata per segnalare che gli acquisti di bond potrebbero continuare ben al di là del settembre 2018 se il Consiglio direttivo della Bce dovesse considerare l’inflazione in un trend non ancora “autosufficiente”).  In altri termini non ha dato una data certa. 
  2. Quanto ai tassi di interesse Draghi ha usato una frase da manuale: “I tassi non saranno alzati se non ben dopo (well past) la fine del programma di acquisto di asset”.  Cioè prima di concluderà il programma del Quantitative easing inteso come politica monetaria non convenzionale che ha porterà all’aquisto di 2,5 mila miliardi di euro di bond da parte della Bce e solo dopo ci sarà un possibile aumento dei tassi.
  3. Draghi ha fornito un po’ più di orientamenti sull’approccio della Bce per reinvestire i proventi delle attività accumulate nell’ambito dell’APP (il programma di acquisti di assets)  nel momento della loro scadenza. I reinvestimenti continueranno per un “periodo di tempo prolungato” (“extended period of time”), e “comunque per quanto necessario” (“in any case as long as necessary”) . Draghi ha anche preso in giro bonariamente i giornalisti presenti alla conferenza ricordando loro che anche la volta precedente aveva annunciato di essere intenzionato al riacquisto dei bond in scadenza senza suscitare l’attenzione che meritava la notizia. In sostanza la Bce continuerà a reinvestire il capitale rimborsato dai bond giunti a scadenza ben oltre la fine del Qe e i reinvestimenti saranno nell’a grandezza di miliardi di euro. La Bce ha annunciato che a partire da novembre inizierà a fornire dati aggiornati ogni mese su queste operazioni.
  4. Draghi durante la conferenza ha detto che i banchieri dovranno essere “pazienti, prudenti e perseveranti” e sebbene le decisioni non siano state prese sempre all’unanimità ci sono sempre state ampio consenso (“broad consenus”) o larghe maggioranze (“large majority”) per le decisioni prese.
  5.   A chi chiedeva se è plausibile un orizzonte temporale di 15 mesi come avvenuto negli Usa con la Fed dopo la fine degli acquisti di bond per il primo rialzo dei tassi, Draghi ha risposto che le situazioni nelle due giurisdizioni non sono paragonabili e che non è impossibile ora predeterminare quello che sarà.
  6. Non è tapering.  La frase più ad effetto di Draghi se l’è tenuta per ultimo, grazie anche all’assist di un giornalista che gli ha chiesto se si possa ufficialmente parlare di tapering. “No – ha detto il presidente – nessuno oggi ha usato la parola tapering e questo non è un tapering ma un ridimensionamento (downsize) , una ricalibratura delle misure di stimolo”. Una frase che ai più potrebbe sembrare un banale distinguo ma che evidenzia invece la diversa impostazione rispetto alla Fed con la Bce che persegue un atteggiamento più flessibile poiché il Qe non è finito ma solo ridotto, e Francoforte è sempre pronta a invertire la rotta.