Il marchio “Mafia” vìola i valori Ue e banalizza un’attività criminale

Ricordo la prima volta che arrivato in una città spagnola importante chiesi una cartina della città medesima alla concierge dell’hotel dove ero alloggiato e con sorpresa vidi per la prima volta la pubblicità di una catena di ristorazione con la parola mafia. Alla mia grande sorpresa l’addetto alla concierge dell’albergo rispose con sufficienza e non diede nessuna importanza alle mie rimostranze. Ora finalmente la corte di Giustizia europea ha messo la parola fine a una grave violazione e ha stabilito che non si può banalizzare l’uso del nome di una attività criminale. La mafia è un’organizzazione criminale che ha compiuto feroci atti sanguinari, e usare il suo nome per una catena di ristoranti è per i giudici europei un’offesa “non solo alle vittime e alle loro famiglie ma anche aqualunque cittadino europeo che abbia un normale grado di sensibilità e tolleranza”. Sembra comune buon senso ma c’è voluto l’intervento della magistratura europea. Quindi la catena spagnola ‘La Mafia se sienta a la mesa’, (la Mafia si siede a tavola), dovrà cambiare nome perché quello attuale “è contrario all’ordine pubblico”.
La sentenza del Tribunale dell’Ue mette fine ad una vicenda su cui l’Italia si è molto battuta e a ragione, convinta che non si possa
tollerare la banalizzazione di una realtà criminale tuttora attiva e pericolosa, che troppo spesso nel mondo è diventata
stereotipo di una certa italianità. La storia giudiziaria inizia nel 2006, quando la società spagnola ‘Honorable Hermandad’ (alla
quale è succeduta La Mafia Franchises) ha chiesto all’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (Euipo) di
registrare ‘La Mafia se sienta a la mesa’. L’Italia nel 2015 aveva chiesto e ottenuto l’annullamento della registrazione:
l’Euipo confermò che il logo “promuoveva palesemente l’organizzazione criminale”. Non soddisfatti, gli imprenditori spagnoli hanno adito il Tribunale dell’Ue per chiedere l’annullamento della decisione.
Con la sentenza di oggi, il Tribunale , riporta l’Ansa, respinge il loro ricorso e conferma la decisione dell’Euipo. Il marchio “trasmette un’immagine complessivamente positiva” della mafia e “banalizza i gravi attacchi sferrati ai valori fondamentali dell’Unione”, spiega il Tribunale. I giudici europei ricordano che la mafia “ha fatto ricorso all’intimidazione, alla violenza fisica e all’omicidio per svolgere le sue attività, che comprendono il traffico illecito di droghe e di armi, il riciclaggio di denaro e la corruzione”, attività criminali che “violano i valori stessi sui quali si fonda l’Unione”, cioè “rispetto della dignità umana e della libertà”. Inoltre, data la loro dimensione transnazionale, “le attività criminali della mafia rappresentano una minaccia seria per la sicurezza di tutta l’Unione”. Ovviamente il pensiero corre appunto ai gravissimi fatti avvenuti in Slovacchia e dove appare sempre più evidente un coinvolgimento della mafia.
Soddisfatta la Coldiretti, che ricorda come il marchio ‘mafia’ sia un business milionario a tavola che coinvolge ristoranti e
prodotti alimentari che vanno fermati: “Si va dal caffè “Mafiozzo” della Bulgaria, agli snack “Chilli Mafia” della Gran
Bretagna, dalle spezie “Palermo Mafia shooting” della Germania alla salsa “SauceMaffia” per condire le patatine scovata a
Bruxelles”.