Shutdown e Gilet gialli, si allunga la lista delle defezioni eccellenti a Davos, dopo Trump anche Macron dà forfait

Si allunga l’elenco delle defezioni eccelenti al tradizionale appuntamento del ghota degli imprenditori, finanzieri e politici sulle nevi svizzere di Davos. Come mai? La rivolta della classe media nei paesi occidentali contro l’èlites cospomolite e globaliste sta facendo saltare qualche presenza importante al Word Economic Forum. Segno dei tempi di una rivolta che non poteva non arrivare anche al cuore del summit per eccellenza delle élites mondiali.

Donald Trum ha fatto sapere che non si recherà nei Grigioni a causa dello shutdown. Lo ha annunciato lo stesso tycoon sul consueto Twitter l’11 gennaio chiedendo scusa agli organizzatori e dando la colpa di questa decisione alla “intransigenza dei democratici” che sta causando appunto lo shutdown, la chiusura di alcuni uffici e servizi pubblici. Trump impegnato in un duro braccio di ferro con i democratici al Congresso avrebbe voluto essere presente a Davos, magari per discutere in colloqui diretti con il vice presidente cinese sulla questioni commerciali ed evitare di lasciare ai cinesi tutto lo spazio mediatico. Ma sarà per la prossima volta.

Macron resta a Versailles

L’elenco delle defezioni continua. L’Eliseo ha fatto sapere che anche il presidente francese Emmanuel Macron diserterà il tradizionale appuntamento sulle nevi grigionesi. Il forfait, spiegano le fonti ufficiali, è dovuto a ragioni di agenda e all’impegno per uscire dalla crisi dei “gilet gialli”, la protesta di piazza che da due mesi imperversa in Francia e sta togliendo il sonno a Macron nonostante il suo governo abbia fatto una serie importante di concessioni come l’aumento dei salari minimi, il rinvio di alcuni aumenti sui carburanti e di un prelievo supplementare sulle pensioni sopra i 1.500 euro.  Il Wef è in programma da martedì 22 gennaio a venerdì 25 gennaio. Questo non impedirà però a Macron di incontre i grandi ceo di tutto il mondo in Francia. Come l’anno scorso, il Presidente della Repubblica inviterà il 21 gennaio oltre un centinaio tra dirigenti d’affari stranieri e francesi a Versailles con l’obiettivo di attrarre gli investitori stranieri. Lo scorso anno, la manifestazione chamata “Chose France summit” ha attratto 150 Ceo e ha portato a 3,5 miliardi di euro di possibili investimenti in Francia.

Rientrato il caso delle sanzioni ai russi

Quanto al presidente russo, Vladimir Putin, non ha ancora deciso se partecipare o meno al forum economico di Davos. Lo ha detto il 9 gennaio il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov. “Il presidente non ha ancora preso alcuna decisione”, ha dichiarato,
citato dalla Tass.  La Russia, comunque, dopo una dura  querelle con gli organizzatori invierà una delegazione di alto livello in occasione del prossimo Forum  di Davos. Lo hanno annunciato recentemente gli stessi organizzatori. Lo scorso novembre Mosca aveva minacciato di boicottare l’evento in caso di esclusione di alcuni oligarchi russi. Esclusione poi rientrata in seguito a un comunicato del Wef.

Lo scorso 6 novembre, il Financial Times aveva rivelato che gli organizzatori del Forum avevano vietato la partecipazione all’evento agli oligarchi russi Oleg Deripaska, big dell’alluminio, e Viktor Vekselberg, a capo della società Renova , e al numero della banca statale russa Vtb Andrei Kostin. Poi le pressioni della Russia, che aveva minacciato di boicottare l’evento, ha fatto rientrare l’esclusione dei tre businessmen russi.

 Globalizzazione ai box
Se volessimo fare una prima considerazione del Wef 2019 sembra che Davos piaccia soprattutto ai paesi vincenti della globalizzazione, ai cinesi e agli indiani ad esempio, o coloro come il neo presidente brasiliano Bolsonaro che perteciperà per la prima volta all’evento e si metterà in fila diligentemente per avere una piccola fetta degli investimenti stranieri in gir per il mondo. Questi paesi sono sempre più felici di essere a Davos per chiedere di mantenere i mercati aperti e i privilegi ottenuti al loro ingresso nella Wto, molti anni or sono, come paesi emergenti.
I mercati maturi dei paesi occidentali, come gli Usa, la Gran Bretagna e la Francia, invece, si trovano sempre più in difficoltà con le forti rivolte interne che hanno impoverito la classe media e aumentato le diseguaglianze economiche. La globalizzazione ha sicuramente sbandato in curva e fatto deragliare più di un’economia avanzata, e ora, prima che giunga una nuova recessione globale in seguito a una guerra commerciale, sembra giunto il tempo di fare un pit stop ai box per un tagliando prima che sia troppo tardi