Sono solo canzonette, diceva candidamente il cantante nella patria di Sanremo. Sono solo fumetti si potrebbe dire nel caso di Tintin e voltare pagina. Ma dopo la famosa “Fenomenologia di Mike Bongiorno”, scritta da Umberto Eco nel 1961, sugli effetti sociologici (spesso devastanti) dei modelli della televisione sui telespettatori, non è più così. Perduta l’innocenza verso gli effetti della cultura di massa dopo il libro di Eco, non si possono più archiaviare o sottovalutare gli effetti sociologici né dei presentatori televisivi, né delle canzonette e nemmeno dei personggi dei fumetti soprattutto se, come nel caso di Tintin, hanno venduto 250 milioni di copie.
Infatti Tintin è un’icona nell’imaginario collettivo dell’intrepido giornalista senza paura né frontiere, un inviato speciale internazionale, uno abituato a passare frontiere senza indugi e senza limti di budget. Beato lui. E mentre il mondo è alle prese con le conseguenze di una massa enorme di Fake news che stravolgono gli equilibri democratici e la capacità di informarsi in modo corretto e consapevole, un’icona belga e un eroe senza tempo di un certo tipo di giornalismo, Tintin appunto, ha festeggiato il suo 90° compleanno il 10 gennaio scorso. Auguri Tintin da tutti noi. Dove saresti andato in questi tempi procellosi e di crisi dell’editoria? Saresti già rottamato o ancora sulla breccia con la tua insana e faticosa passione di andare sul posto, trovare indizi e seguire piste di scienziati scomparsi nel mistero? Giornalismo investigativo, roba vecchia da mettere in soffitta, come i reporter che consumavano le suole delle scarpe prima di scrivere una riga. Altri tempi. O la lezione di Tintin di non accontentarsi mai della versione ufficiale è ancora valida anche ai tempi di Internet?
Era infatti il 10 gennaio 1929 quando la prima delle avventure dell’intrepido giornalista internazionale fu pubblicata sul supplemento del giornale “Le Petit Vingtieme” a Bruxelles. Creato dall’artista belga Hergé, le avventure del fumetto – con il suo consueto maglione blu, i pantaloni arrotolati e i capelli con il ciuffo all’insù – portarono lui e il suo fedele cane Snowy in tutto il mondo, costruendo un’immagine dei giornalisti come degli idealisti sempre a caccia della verità.
L’eroe belga dei fumetti, famoso come Hercule Poirot, l’investigore belga partorito dalla fervida fantasia di Agatha Christie, funge da promemoria collettivo in un’epoca in cui i giornalisti venivano ritratti, ricorda la Bloomberg, come cacciatori appassionati della verità, tenendo sotto scacco i detentori del potere, invece di essere rappresentati come il “nemico del popolo”, come li ha definiti il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, accusandoli di diffondere notizie false o altri politici populisti nostrani che li hanno definiti con frasi molto più offensive e triviali.
Ma ha senso celebrare un fumetto di 90 anni fa? Con oltre 250 milioni di copie di fumetti di Tintin vendute in tutto il mondo – in più lingue – Moulinsart, il gestore esclusivo dell’eredità di Hergé, nota anche come Fondazione Hergé, ha deciso di celebrare il 90° compleanno del personaggio con una celebrazione lunga un anno, a cominciare dalla spedizione del giovane giornalista nell’ex colonia belga del Congo.
Moulinsart ha annunciato giovedì scorso che un’edizione digitale di “Tintin in Congo” ri-masterizzata a colori che sarà distribuita tramite l’applicazione “Les Aventures de Tintin.” Il fumetto è probabilmente uno dei lavori più controversi di Hergé, spesso accusato di razzismo – anche in tribunale – per la sua rappresentazione dei nativi del Congo, e vietato nelle biblioteche di diversi paesi. Per coincidenza, giovedì scorso, la Repubblica Democratica del Congo ha annunciato la prima vittoria di un candidato alla presidenza dell’opposizione.
Per puro caso
Per Moulinsart, è pura coincidenza – come con la riedizione dell’avventura di Tintin nell’ex Unione Sovietica. “Abbiamo iniziato nel 2017 con i sovietici, stranamente era il 100 ° anniversario della rivoluzione russa; oggi è l’elezione in Congo e fra due anni sempre per coincidenza avremo Tintin in America, quando Trump sarà pronto per la rielezione, Yves Fevrier, capo del digitale di Moulinsart, ha detto il 10 gennaio ai giornalisti nel corso di una conferenza stampa a Bruxelles. E basta fare quattro passi a Bruxelles per vedere come Tintin faccia parte dell’immaginario collettivo del paese.
Altre iniziative celebrative includono l’apertura del primo negozio Tintin ufficiale a Shanghai a febbraio, il lancio di una collezione di modellini di Tintin in Francia e Belgio, una moneta commemorativa da cinque euro, una serie di documentari e podcast e un potenziale sequel del film di Steven Spielberg in 3D. Per inciso, ci sono voluti 25 anni per Spielberg per convincere Moulinsart a dare l’assenso per il primo film su Tintin.