Danesi più felici al mondo, Italia al 28° posto. Tra i motivi di felicità: forti reti sociali e l’assenza di corruzione

Chi è il paese più felice al mondo? Secondo il 'World Happiness Report', il primo studio sul tasso di felicità commissionato dalle Nazioni Unite a guadagnare il primo posto di più felici al mondo sono i paesi scandinavi: se la medaglia d'oro va alla Danimarca, il Nord Europa si porta a casa anche i due gradini più bassi del podio con Finlandia e Norvegia, seguite al quarto posto dalla laboriosa Olanda. L'Italia invece si piazza al ventottesimo posto, di poco superata da Inghilterra, Spagna e Francia, ma due gradini sopra alla Germania. Insomma non siamo proprio messi bene per essere il paese del sole, dell'Opera e della buona cucina. Forse gli ultimi scandali politici dei partiti e la grave crisi economica e finanziaria, la deindustrializzazione del paese, hanno fatto passare il buonumore agli italiani alle prese con tasse in aumento, pensioni sempre più lontante nel tempo e incertezza politico-sociale degne di un paese in via di sviluppo.Meglio gli Usa di Barack Obama, undicesimi, mentre la Cina è fuori dalla top-100. In fondo alla classifica invece ci sono molti Stati africani, dove la felicità sembra essere un bene raro, con Togo e Benein che realizzano fra le performance peggiori.
Classifiche sempre da prendere con le molle, naturalmente. Nello stilare il rapporto, l'Onu e il co-curatore Jeffrey Sachs, economista di fama e progressita, nonché direttore dell'Earth Institute della Columbia University, sono stati considerati, come elementi determinanti per stabilire il grado di soddisfazione di uno Stato su scala globale, la libertà politica, le forti reti sociali e assenza di corruzione (e qui il nostro paese precipita) , mentre a livello individuale una buona salute fisica e mentale, sicurezza sul lavoro, assistenza sanitaria universale e gratuita  e una famiglia stabile.
   «Viviamo in un'epoca di forti contraddizioni – scrive il professor Sachs nell'introduzione del rapporto – Il mondo gode di tecnologie enormemente sofisticate, ma almeno un miliardo
di persone non ha da mangiare a sufficienza. E poi ci sono i nuovi mali della vita moderna, come obesità, fumo, diabete e depressione». La disoccupazione provoca dolore come un lutto o una separazione. La felicità comunque non è solo individuale, anzi i cambiamenti sociali sono essenziali, ancora di più del denaro. L'aumento di stipendio  contribuisce ad alzare il tasso di soddisfazione soprattutto tra i più poveri, dove può significare la sopravvivenza di un bambino, cibo, una casa, acqua potabile, servizi igienico-sanitari, e magari l'opportunità di studiare. Nelle aree più ricche invece, dove le privazioni di base sono state sconfitte, hanno maggior valore
la collaborazione e lo spirito di gruppo. Insomma sentirsi parte di un gruppo e fidarsi dello Stato a cui si appartiene, cosa che in Italia non avviene spesso. Anzi gli italiani non si fidano proprio dello Stato con cui entrano spesso in conflitto. Secondo gli esperti «se una nazione concentra i propri sforzi verso la crescita del prodotto interno lordo (Pil), preclude altri obiettivi, come quello che porta ad una società felice». Per esempio gli Usa – spiega ancora Sachs – per mezzo secolo hanno perseguito il progresso economico e tecnologico, ma hanno sacrificato la felicità dei cittadini, rimasta pressochè invariata nonostante decenni di aumento del Pil. E questo mix di fattori diversi fa sì che dalla ricerca emergano non poche sorprese, come il trentesimo posto della Germania, molto al di sotto di paesi come Venezuela, Messico o Brasile. Oppure il Giappone al numero quarantaquattro dietro la Grecia, posizionata al quarantadue, anche se oggi proprio non se la passa affatto bene. E ancora Iran 84mo e Pakistan 85mo, mentre va molto peggio l'India al 95mo.