L’ayatollah Khamenei sabato scorso ha ribadito che Dio ha creato le donne per accudire la casa e che l’idea degli Occidentali della parità di genere è categoricamente sbagliata e contro la natura data da Dio alle donne. Fin qui nulla di nuovo dall’Iran, perché la Guida suprema, Khamenei, ha ribadito una lettura abbastanza nota sul ruolo riservato alle donne nel regime iraniano. Ma il cauto presidente iraniano, Rouhani, domenica ha ribattuto che le donne sono uguali agli uomini. Ha detto che le donne sono presenti in tutte le sfere della vita pubblica in Iran, ed è stato proprio il defunto Ayatollah Khomeini, padre della Repuublica islanica dell’Iran, a liberare le donne e farle entrare pienamente nella vita pubblica del paese. Rouhani ha aggiunto che se l’occupazione femminile, al di fuori della famiglia, provoca che i bambini siano trascurati, che dire allora degli uomini spesso assenti per motivi di lavoro dalla famiglia? Il presidente iraniano, Rouhani, ha sfidato apertamente Khamenei punto per punto, ma senza menzionare mai direttamente il suo nome. Ma il messaggio di sfida è apparso chiaro a tutto l’establishment iraniano. Come ricordato dallo studioso mediaorientalista britannico, Scott Lucas, Rouhani ha inoltre citato, con prospettiva storica, anche il ruolo attivo delle donne nella famosa protesta del Tabacco contro lo Scià nel corso delle Rivoluzione islamica del 1979. A questo proposito il presidente iraniano Rouhani ha ricordato: «Non credo che gli uomini siano il primo genere e le donne il secondo. Le donne cooperano con gli uomini ed entrambi meritano la stessa dignità». Fin qui la cronaca di un dissenso, alquanto raro, interno al regime di Teheran. Passimo ora all’analisi. Siamo, dunque, di fronte a una sfida che parte da un terreno culturale per puntare a nuovi equilibri politici o è solo una dialettica interna al cerchio magico del potere di Teheran senza alcuna conseguenza pratica, visto che il potere in materia economica, di difesa e di politica estera è tutto in mano alla Guida suprema? E’ anche probabile che Rouhani abbia scelto l’arena socio-culturale per sfidare Khamenei, a differenza del primo presidente Hashemi Rafsanjani, oggi nell’angolo dell’agone politico, per cercare di rompere il fronte dei conservatori e poi ottenere il loro appoggio sulle inevitabili (e impolari) riforme economiche.
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