La crisi irachena è un elemento negativo per il rating della Turchia poiché pone ulteriori pressioni sul disavanzo delle partite correnti del paese, sull’inflazione e mina la sua crescita economica. E’ quanto avvertono gli analisti dell’agenzia internazioanle di rating Moody’s che hanno collocato per ora il rating della Turchia a “Baa3”, il gradino di investimento più basso nella scala dell’agenzia, con outlook negativo.
“Se i conflitti dovessero proseguire a lungo, almeno il 15% delle esportazioni turche (3% del Pil) verrebbero colpite e questo rallenterebbe la crescita economica del Paese della Mezzaluna, spiegano gli esperti dell’agenzia. L’Iraq rappresenta il secondo più grande mercato di sbocco dopo la Germania per le esportazioni turche, con un valore pari a 12 miliardi di dollari pari all’8% complessivo, nel 2013.
Moody’s ha sottolineato che, anche se la risposta del prezzo del petrolio a livello mondiale è stata relativamente benigna per ora, con il prezzo del Brent a 115 dollari dopo il 10
giugno, quando cadde la città di Mosul in Iraq, seguito poi dal calo del petrolio a 113 dollari il 25 giugno, la possibilità di uno shock petrolifero è sempre presente e questa eventualità potrebbe fermare la tendenza al riequilibrio del deficit delle partite correnti della Turchia cominciato all’inizio di quest’anno.
Nel mese di aprile, il deficit delle partite correnti della Turchia è sceso a 56,8 miliardi di dollari ovvero al 7del Pil, un livello già allarmante. Moody’s stima però savanzo in ulteriore calo a 46 miliardi, pari al 5,8% del PIL, entro la fine di quest’anno. E allora perché tagliare il rating?
Moody avverte inoltre che un rialzo dei prezzi del petrolio potrebbero far aumentare l’inflazione che a maggio ha toccato il 9,7% annualizzato, superando così l’obiettivo della Banca centrale di Turchia fissato al 5%.
“I recenti tagli dei tassi della banca centrale si basano sulle aspettative che l’inflazione diminuirà da questo mese. Tuttavia, vi è ancora il rischio significativo associato ad aumenti dell’energia e da adeguamenti dei prezzi regolamentati”, ha detto Moody nel report. Insomma le brutte notizie non sono finite mentre il paese si avvicina al voto presidenziale di agosto.