E’ una sfida all’Europa, alle sue istituzioni e ai suoi valori di democrazia e tolleranza. Siamo di fronte all’ennesima retata delle autorità turche contro politici curdi di opposizione nell’ambito di un’inchiesta antiterrorismo utilizzando la controversa legge che l’Unione europea ritiene troppo ambigua e che se non verrà modificata bloccherà ogni possibilità di eliminare i visti per i cittadii turchi diretti in Europa.
In una serie di raid condotti nella notte sono stati arrestati i copresidenti del partito filocurdo Hdp, Selahattin Demirtas e Figen Yuksekdag, insieme ad altri nove parlamentari. Il partitto Hdp ha ottenuto per la seconda volta consecutiva prima 80 e poi 59 seggi in Parlamento superando la soglia di sbarramento del 10 per cento. Gli arresti sono stati resi noti dal ministero degli Interni, citato dall’agenzia ufficiale turca di stampa Anadolu, secondo cui sono stati inoltre emessi mandati di arresto per altri quattro membri del Parlamento. La Turchia è un paese sotto legislazione di emergenza dal giorno del fallito colpo di stato del 15 luglio scorso e sottoposto da mesi a purghe per tutti coloro sospettati di essere degli oppositori.
Secondo una nota della procura di Diyarbakir, gli ordini di cattura sono stati emessi sulla base di “forti sospetti e solide prove”. Nel comunicato si evidenzia come fosse in corso un’indagine sugli esponenti dell’Hdp per appartenenza a un’ “organizzazione terroristica armata e propaganda terroristica”, in riferimento al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk). Lo scorso 20 maggio il Parlamento aveva cancellato l’immunità dei deputati nel tentativo di ridurre il numero di parlamentari dell’Hdp in parlamento e così raggiungere la maggioranza necessaria per poter approvare la riforma presidenzialista. Nel caso di arresto di un parlamentare e decadenza del seggio non entra il secondo candidato non eletto della stessa lista, ma si va a un voto suppletivo che il partito di maggioranza spera di strappare all’opposizione.