L’amministrazione di Barack Obama ha deciso di non dare alla Cina lo status di economia di mercato che Pechino desidera, una scelta che potrebbe aumentare le tensioni tra il paese asiatico, gli Stati Uniti e altri Paesi, per cui questa posizione ha conseguenze in termini di tariffe. Proprio domenica, la Cina, nel giorno del quindicesimo anniversario del suo ingresso nell’Organizzazione mondiale del commercio, potrebbe chiedere formalmente un cambio di status.
Ma è già certo che Washington non sarà d’accordo. “Gli Stati Uniti non cambieranno lo status della Cina che resta di economia non di mercato”, ha detto un funzionario della Casa Bianca al Wall Street Journal http://www.wsj.com/articles/u-s-wont-grant-china-market-economy-status-u-s-senior-official-says-1481318577 . “Non esiste alcun obbligo da parte dell’Omc o Wto di dare lo status di economia di mercato alla Cina dopo 15 anni di permanenza dopo l’11 dicembre del 2016”.
Ottenere lo status di economia di mercato permetterebbe di abbassare in modo notevole le tariffe che i membri dell’Omc possono applicare in caso di violazione dei termini degli accordi commerciali, riporta Timnews. Anche l’amministrazione Trump non dovrebbe andare contro la decisione di Obama, anche perché il presidente eletto ha più volte ripetuto di voler alzare le tariffe applicate alla Cina, sostenendo che in buona parte il mercato del lavoro americano sia stato rovinato da Pechino dalla delocalizzazione in Asia di imprese americane che poi hanno portato all’impoverimento della middle class.
“La Cina non è una economia di mercato”, ha detto Trump in un comizio dall’Iowa giovedì scorso, citando i prezzi tenuti artificialmente bassi e il furto delle proprietà intellettuali americane. “Se la Cina vuole avere i benefici del trattamento che ricevono le economie di mercato deve cambiare le sue pratiche e lasciare che il mercato abbia un ruolo decisivo nell’economia”. Insomma Trump sembra, dopo aver chiamato il presidente di Taiwan, di voler ingaggiare il duello commerciale e politico con il gigante cinese.