Il presidente iraniano Rohani ha perso un alleato importante all’interno del regime in un momento delicato e in vista di nuovi equilibri politici. L’ex presidente iraniano Akbar Hashem Rafsanjani, 82 anni, è morto oggi a Teheran. Poco prima, l’agenzia Irna aveva riferito che Rafsanjani era stato ricoverato in un ospedale statale di Teheran, a causa di un infarto. Arresto cardiaco da cui non si è più ripreso. La salma è stata portata alla vecchia residenza di Khomeini a Teheran per l’estremo saluto da parte dei suoi numerosi seguaci.
Nato il 25 agosto del 1934 a Bahreman, Rafsanjani detto dai nemici “lo squalo” per la sua capacità politica di navigare nelle acque pericolose della politica iraniana e sopravvivere ad ogni cambiamento è stato presidente dell’Iran dal 1989 al 1997, e successivamente presidente dell’Assemblea di Esperti e poi presidente del Consiglio per il Discernimento dell’Iran.
Rafanjani era di fatto attivo in politica dal 2 febbraio 1979, data della cosiddetta rivoluzione khomeinista che aveva spodestato lo scià Rehza Palevi e aperto un conflitto con gli Stati Uniti mai veramente concluso dai tempi dell’assalto il 4 novembre 1979 degli studenti iraniani all’ambasciata americana a Teheran con il successivo sequestro dei 66 occupanti tra diplomatici e marine di guardia per 444 giorni. L’amministrazione democratica del presidente Carter venne tenuta in scacco fino al disastroso tentativo di liberazione da parte della Delta Force affondato nelle sabbie del deserto iraniano. Un evento che aprirà la strada della Casa Bianca al candidato repubblicano Ronald Reagan nel 1981. Come scrive Mark Bowden in “Teheran 1979” si tratta della prima battaglia degli Stati Uniti contro l’Islam politico, un braccio di ferro che avrà modo di trovare altri teatri di battaglia negli anni successivi . Quanto a Rafsanjani, testimone di quei tempi iniziali della rivoluzione e uomo forte del regime degli ayatollah, proprio Khomeini, morto a 90 anni, aveva spesso detto: “Fintanto c’è Hashemi la Rivoluzione iraniana andrà avanti”.
Spesso Rafsanjani è stato paragonato ad un politico con grande capacità tattica di navigare in ogni stagione e con alleanze trasversali, ma sempre capace di trovare una sintesi tra le diverse anime del regime compreso il conservatore populista Ahmadinejad. Pensare alla Repubblica islamica senza di lui è effettivamente molto complesso: è venuto a mancare un “padre fondatore” di una rivoluzione che nel 1979 cambiò gli equilibri mondiali. Forse anche in Iran sta finendo una stagione politica sebbene non sia chiaro in che direzione si avvii il paese dopo l’accordo sul nucleare voluto dal presidente americano Barack Obama ma già nel mirino del presidente eletto Donald Trump.