Donald Tump? Alla fine ci sarà business as usual con l’Europa sebbene con le dovute differenze, dovute alle nuove tecnologie e ai mercati globali, rispetto all’esperienza del presidente repubblicano Ronald Reagan. Parola di un diplomatico degli Stati Uniti in Italia. “L’Italia ha la seconda presenza militare degli Stati Uniti in Europa dopo la Germania e questo non cambierà”, dice con tono rassicurante la fonte diplomatica a stelle e strisce. “Dall’Italia c’è una ottima collaborazione con l’intelligence americana soprattutto sulla sicurezza locale”, prosegue il diplomatico che punta su un tema sensibile di questi tempi così volatili. Certo nessuno presidente americano fa esattamente quello che promette in campagna elettorale ma “questa volta è diverso”, dice la fonte riecheggiando il titolo di un fortunato libro di Carmen M. Reinhart , Kenneth S. Rogoff sugli otto secoli di crisi economiche. Forse molte delle promesse annunciate questa volta verranno realizzate, almeno in parte. O almeno secondo la direzione indicata in campagna elettorale.
Quanto ai timori europei di un disinteresse Usa sulla vitalità della Nato sono forse esagerati ma è indubbio che la nuova amministrazione americana vorrà da parte europea un maggiore coinvolgimento, non lasciare tutto l’onere della leadership europea in mano a Washington. Anche sul commercio e le eventuali misure protezioniste alla fine si troverà un equilibrio perché l’America ha sempre avuto momenti isolazionisti che si sono alternati a quelli multilaterali. Si tratta di avere una prospettiva storica del fenomeno senza creare troppi allarmismi prima del tempo. E senza dimenticare che il piano di stimoli fiscali per rilanciare l’economia è condiviso in modo bipartisan al Congresso. E infine la rassicurazione che il nuovo ambasciatore degli Stati Uniti in Italia verrà nominato prima del prossimo G 7.