No, Barcellona del 2017 non è l’Atene della torrida estate del 2015, con le lunghe code agli sportelli dei bancomat, i limiti di prelievo allo sportello per 60 euro al giorno e i poveri pensionati che svenivano sul selciato nell’attesa di prendere i pochi euro dei loro risparmi e portarli al sicuro a casa prima del ritorno alla dracma svalutata del 50% od oltre. Non c’è quel panico, raccontano le cronache. Ma Barcellona sta assistendo alla fuga di due grandi gruppi come Banc Sabadell e CaixaBank che hanno trasferito per prudenza o lungimiranza la sede legale fuori dalla Catalogna. Che significa- si staranno però chiedendo i correntisti ansiosi delle due banche – questa fuga fuori dalla regione della sede sociale? Scelta comprensibile, forse, perché quegli euro depositati resteranno sempre euro e non ad esempio in futuro peseta catalane qualunque cosa accada anche dopo la eventuale dichiarazione di indipendenza. Decisione che porterebbe fuori dalla Ue la regione e in modo meno automatico forse anche dalla zona euro. Se l’uscita dalla Ue, in caso di dichiarazione di indipendenza è certa sul fronte dell’euro non ci sono altrettante certezze. Oggi ci sono degli Stati che pur non facendo parte della Ue hanno comunque adottato la moneta unica dopo aver firmato intese con Bruxelles. Si tratta di Andorra, il Vaticano, il Principato di Monaco e San Marino. Ma non basta. Ci sono paesi che pur non facendo parte della Ue , come il Kosovo e il vicino Montenegro, hanno deciso unilateralmente di utilizzare l’euro in attesa di un loro ingresso futuro nella Ue.
Ma gli ansiosi correntisti catalani potrebbero preferire, in caso di precipitare degli eventi, di avere in casa propria gli euro dei loro risparmi per evitare eventuali congelamenti o peggio trasformazioni in altra valuta magari svalutata. Così potrebbe partire la tanto temuta, dagli storici dell’economia, “corsa agli sportelli”il “bank run” con relativa crisi di liquidità delle banche e allora sì che Barcellona dovrebbe decidere i controlli finanziari come fece prima Cipro nel 2013 e poi la Grecia due anni dopo e si tornerebbe all’incubo della torrida estate di Atene del 2015. Ma per ora tutto ciò non è solo fantapolitica perché tutti confidano che sicuramente alla fine i politici iberici delle due parti troveranno un compromesso saggio e onorevole per evitare il ripetersi in Europa di scenari disastrosi.