E’ un vero colpo di scena quello accaduto in Egitto nella tarda serata di mercoledì per i rapporti futuri tra Roma e il Cairo. “Desideriamo scoprire i colpevoli di questo caso e stiamo agendo in maniera molto trasparente, su questo caso, con le autorità italiane e i procuratori italiani. Noi speriamo di poter avere una risposta appena possibile”. Lo ha detto il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi – riporta l’Ansa – in una conferenza stampa a Sharm el Sheikh, riferendosi al caso Regeni. La presa di posizione del presidente egiziano è importante perchè oltre a ribadire la volontà di cooperare per la soluzione del caso getta una nuova luce sul tragico episodio visto dal presidente egiziano come un tentativo di danneggiare i proficui rapporti diplomatici ed economici tra i due Paesi del Mediterraneo. Insomma potrebbe essere stata una terribile manovra architettata da qualcuno interessato nell’ombra a mettere zizzania tra Roma e Il Cairo. Possibile? In effetti i rapporti economici, finanziari ed energetici tra i due Paesi sono molto intensi ma questo può bastare a sposare la tesi adombrata dal presidente egiziano? Difficile dare risposte definitive su una questione così intricata.
Ma andiamo con ordine. Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi vuole assolutamente scoprire i colpevoli delle torture e dell’omicidio del ricercatore friulano Giulio Regeni, convinto si sia trattato in particolare di un tentativo di vanificare investimenti italiani in Egitto.
In una conferenza stampa tenuta nella serata del 7 novembre a Sharm el Sheikh, Sisi ha detto: “Desideriamo scoprire i colpevoli di questo caso e stiamo agendo in maniera molto trasparente, su questo caso, con le autorità italiane e i procuratori italiani. Noi speriamo di poter avere una risposta appena possibile”.
Il presidente egiziano ha ricordato che il cadavere di Regeni fu trovato durante la missione imprenditoriale guidata dall’allora ministro Federica Guidi, vanificando potenziali investimenti italiani sul punto di essere realizzati in Egitto.
“Pensiamo ci sia stato un tentativo, durante la visita di uomini d’affari e investitori italiani pronti a compiere
investimenti, di distruggere quell’iniziativa” imprenditoriale, ha detto Sisi a margine di un “Forum mondiale della gioventu'”
(World Youth Forum), aggiungendo poi: “Questo caso di Regeni ha posto fine a questa iniziativa e noi siamo stati i più colpiti”,
ha aggiunto, ecco perché “siamo ansiosi di risolvere questo caso”.
Sulle relazioni con l’Italia, il presidente rimane ottimista, nonostante le difficoltà per tornare alla normalità di prima.
“La portata delle relazioni economiche, culturali e umane fra l’Egitto”, il “suo governo, e gli italiani sono fra le migliori
e sono state fortemente colpite da questo dossier”, ha proseguito. Nel parlare di “relazioni uniche con l’Italia”, Sisi ha detto
che “non potremo mai dimenticare come l’Italia ha appoggiato l’Egitto nella rivoluzione di giugno”. Il riferimento,
implicito, è alla rivolta popolar-militare che nel 2013 portò alla caduta del presidente islamista Mohamed Morsi.
“Il primo invito a visitare un Paese europeo fu avanzato dal premier Renzi”, ha ricordato quindi Sisi. “Per questo
consideriamo quello di Regeni un dossier significativo”. Il presidente ha anche affrontato la crisi nel Golfo Persico.
“Qualsiasi minaccia al Golfo è una minaccia all’Egitto”, ha detto, avvertendo Teheran di non immischiarsi nella regione
mediorientale e nella sicurezza dei Paesi arabi del Golfo che non devono essere minacciati, ma auspicando allo stesso tempo la
necessità di un dialogo per risolvere le crisi nell’area.
Sisi ha sottolineato nuovamente il suo sostegno all’alleato saudita sullo sfondo delle forti e recenti tensioni sorte fra Riad e Teheran. Nei scorsi giorni l’Arabia Saudita aveva accusato l’Iran di essere dietro al lancio di un missile dei ribelli yemeniti
sciiti Houthi su Riad e aveva minacciato che tale mossa può essere considerata “un atto di guerra”.
Il leader egiziano ha concluso affermando che Il Cairo non vuole nuove tensioni nell’area. “La regione è già abbastanza
instabile e non abbiamo bisogno di altre complicazioni che coinvolgano l’Iran o Hezbollah, perciò non aggiungiamo nuove
sfide”. “Sono contrario alla guerra – e possiamo risolvere le crisi con il dialogo”. Il Cairo ha praticamente rotto le relazioni diplomatiche con la Turchia del presidente Recep Tayyip Erdogan che invece appoggia i Fratelli musulmani. L’Egitto in sintonia con l’Arabia saudita, Bahrein, Emirati Arabi ha chiuso le frontiere con il Qatar accusato di sostenere gruppi fondamentalisti terroristici. La Turchia invece appoggia il Qatar nella contesa con i quattro Paesi arabi.