Il commissario europeo Pierre Moscovici ha fatto trapelare, circa la prossima verifica sul bilancio italiano, l’esistenza di divergenze di opinioni tra Bruxelles e Roma sulla somma della riduzione del saldo strutturale prevista dalla Legge di Stabilità. Fin qui niente di nuovo, siamo di fronte alla solita dinamica degli anni passati con l’Italia sempre in cerca di maggiore flessibilità. Ma il problema è che le differenze non sarebbero di 0,1 punti, ma di 0,2 punti (3,4 miliardi di euro). Ora visto che l’Italia insieme alla Gran Bretagna è il paese che cresce meno (1,5%) quest’anno e 1,3% nel 2018 nell’Unione questo fenomeno è presto spiegato: se cresci meno hai un deficit maggiore se non tagli le spese o aumenti le entrate. Ma in vista di una difficile campagna elettorale in Italia Bruxelles abbasserà i toni della polemica con Roma perché è pur sempre un organismo politico e non ancora un tecnocrate Fondo monetario europeo come vorrebbero alcuni politici tedeschi che amano più i sistemi che le idee di solidarietà che i sistemi dovrebbero preservare.
Questo però non aiuterà a risolvere i nodi strutturali del Bel Paese anche perché come ha detto il membro del board della Bce, Benoit Coeure a Lione, in Francia, “Questa ripresa avviene in gran parte grazie alla politica monetaria (accomodante, ndr) , al tasso di cambio e al basso livello dei prezzi delle materie prime. “Questi sono fattori che non dureranno per sempre. E se accettiamo questo, gli stati della zona euro si troveranno disarmati quando arriverà la prossima crisi “. Come? Non siamo ancora usciti dal tunnel e già dobbiamo prepararci alla prossima crisi? L’euro area corre al 2,2% di crescita , la maggiore da diecii anni e dobbiamo già pensare al peggio? Sì perché l’euro-area è divisa al suo interno tra chi corre e chi arranca. Anche Peter Praet, capoeconomista della Bce ha ammonito a non abbassare la guardia e ha ricordato che è difficile immaginare come la banca centrale europea potrebbe avere lo spazio di manovra per poter combattere un nuovo shock.
“La Bce ha fatto quello che è e è possibile fare nei vincoli di un mandato ben definito”, ha detto Coeurée. “Abbiamo bisogno di costruire nuove difese e per questo abbiamo bisogno di riforme strutturali”. La solita litania dei banchieri centrali?
Possibile ma Coeuré ha anche affermato – riporta la Bloomberg – che la Bce sta monitorando i rischi per la stabilità finanziaria, derivanti da bassi tassi di interesse e in alcuni paesi da alcune classi di attività, come l’aumento del debito delle società francesi. Ma ha rassicurato che per ora non ci sono segni di bolle finanziarie a livello dell’area euro. Attenti però a non abbassare le difese. “La crisi arriverà necessariamente perché è nella natura del ciclo economico. Non sappiamo da dove arriverà. Potrebbe venire dalla Cina, potrebbe provenire dagli Stati Uniti, o dall’interno della zona euro”, ha concluso Coeré. L’importante è essere pronti. E noi che pensavamo di poterci finalmente rilassare!