Start up tecnologica italiana, da Copenaghen si sposta a Milano

L’ultimo mio post su Delta Askii, la start up friulana che si quoterà a Londra e non a Milano ha fatto discutere. Ma naturalmente c’è anche la storia inversa di una startup, Bending Spoons, che ha fatto il percorso inverso: si è cioè spostata da quell’hub dell’innovazione che è Copenaghen in Danimarca, a Milano.

Possibile? Vediamo di capirci meglio e più in profondità. Si tratta di un “atelier di app” che realizza app di altissima qualità (tecnica, ma anche estetica – sono pur sempre  italiani!) in una sede  in quel di Corso Como, Milano appunto. Sinora le loro app sono state scaricate quasi 100 milioni di volte da consumatori di tutto il mondo: americani, tedeschi, australiani, brasiliani… Il mondo del web è spesso globale e senza confini quasi per definizione.

L’offerta è ricca: sono app di ogni tipo: da quella del fitness a quella di story-telling, passando per quella che fa colonne sonore. I loro utenti mensili sono quasi 1,8 milioni di persone.
L’azienda, meritocratica e permeata di mentalità scandinava, è stata fondata quattro anni fa da quattro ingegneri italiani (due del Veneto e due del Nordovest) e da un ragazzo polacco. Sono una trentina di programmatori, principalmente talenti italiani che stavano per emigrare, o che dopo anni di lavoro all’estero, spesso in grandi realtà (Google, CERN, McKinsey…), hanno deciso di tornare a casa. Il fatturato è in forte crescita, stanno assumendo gente (non solo programmatori, anche esperti di marketing).
Una bella storia di cui  hanno parlato varie testate specialistiche, e anche la stampa straniera (ad esempio l’NZZ di Zurigo: https://www.nzz.ch/wirtschaft/wachsende-zahl-von-startups-in-italien-kleine-italienische-erfolgsgeschichten-ld.1313148 ) Oltre alla mission di fare fatturato, la loro priorità è creare un ambiente di lavoro d’eccellenza, dove dare spazio al talento italiano. In una città, Milano, che ha un potenziale immenso soprattutto dopo l’Expo.
In un  post su Medium, l’ing. Matteo Danieli (33 anni) aveva raccontato perché Milano potrebbe diventare un hub di startup come la capitale tedesca, Berlino.
Danieli dice, fra l’altro: “Questo è il nostro grande sogno. Portare a Milano alcuni di quei talenti bravissimi che oggi vivono a Berlino, Londra, San Francisco, ma che non vedono l’ora di tornare a casa. Purché ci sia un’azienda pronta a credere in loro.”
Mi sembrava giusto dare conto anche di questa storia in un settore molto dinamico e innovativo per definizione. La finanza tradizionale deve cercare di capire queste nuove realtà e non farsele scappare, anzi dovrebbe inseguirle come dei segugi.