Gli strali tedeschi contro il Belpaese non sono una novità: il più esplosivo ebbe inizio ai tempi della Riforma protestante di Martin Lutero. Ma questo proveniente da un giornale conservatore ed economico è particolarmente velenoso. Ma andiamo con ordine: “L’Italia è l’assoluto fanalino di coda dell’eurozona, messo anche peggio della Grecia“, si sostiene dalle pagine finanziarie del quotidiano Die Welt, nell’articolo “Se i greci lasciano indietro gli italiani”.Possibile? Sembra una boutade di giornalisti in cerca di visibilità ma in realtà siamo alla manifestazione di quella preoccupazione profonda di parte della classe dirigente di un paese importante dell’eurozona rispetto a un partner con cui condivide la moneta. Non a caso il Corriere del Ticino, autorevole giornale di informazione svizzero, ha rilanciato nella sua edizione on line il quesito chiedendo ai suoi lettori se fosse o meno d’accordo con la provocazione del giornale tedesco.
Che l’italia possa diventare il malato dell’eurozona sarebbe il timore – sempre secondo Die Welt – degli economisti delle banche d’affari è che alle prossime elezioni, indipendentemente da chi vinca, “non c’è daaspettarsi riforme di base”, dice Timo Schwietering, analista della banca Metzler. “Solo riforme radicali, come in Grecia, potrebbero cambiare qualcosa” dice il quotidiano di Berlino. “Ma cose del genere non sono nel programma elettorale di nessuno dei contendenti alle elezioni”. “L’Italia è l’unico paese dell’eurozona il cui livello di vita, dall’entrata in vigore dell’unione monetaria, è diminuito”, prosegue Timo Schwietering.
Die Welt torna sul modello economico di sviluppo: “Prima l’Italia aveva un modello economico facile”, dice DanielHartmann, capo economista della banca Bantleon, che si occupa del risparmio gestito. “Quando la congiuntura si bloccava, si svalutava la lira, che ridava benzina alle esportazioni e rianimava la congiuntura”. Dall’entrata in vigore dell’unione monetaria questo modello non ha più funzionato e il paese dovrebbe abbassare i costi o aumentare la produttività. “Il passaggio al nuovo campo all’Italia non è ancora riuscito”.
Sarebbe necessaria soprattutto una riforma dell’amministrazione: “le prestazioni sono scarse e per giunta care”. Un permesso di
costruzione costa tre volte la Germania, un procedimento giuridico in Italia è di 3 anni, in Germania di uno e mezzo. Le
premesse di riforma c’erano con il governo Renzi, ma ora rischia di bloccarsi tutto, secondo Welt. C’è da giurare che la provocazione provocherà reazioni stizzite da parte delle forze politiche nazionali impegnate in una competizione elettorale molto aperta.