La Thatcher ne sarebbe inorridita. Ma tant’è, così va la storia dal Big Bang della Londra delle deregolamentazioni e dell’azionariato di massa al ritorno delle nazionalizzazioni che sarebbero invece piaciute a Ken il Rosso. La Gran Bretagna di Theresa May potrebbe subentrare obtorto collo nella fallimentare gestione della tratta ferroviaria tra Londra ed Edimburgo oggi in mano all’operatore privato Stagecoach dopo che la società ha sbagliato le previsioni economiche, e portando la situazione economica in zona rossa. Lo ha annunciato lo stesso ministro dei Trasporti, facendo capire che il governo è pronto a lanciare la ciambellla di salvataggio.
Se il servizio ferroviario della costa orientale dovesse tornare alle mani del governo conservatore, sarà la seconda volta in un decennio che la linea verrà rinazionalizzata, evidenziando tra l’altro le difficoltà della rete ferroviaria privatizzata britannica ad intraprendere una via verso le privatizzazioni dei servizi di pubblica utilità.
Possibile? Evidentemente l’obiettivo di immettere dpsi di mercato non è sempre così facile.Il ministro dei trasporti Chris Grayling ha detto lunedì al parlamento che Stagecoach, che possiede il 90% della linea della costa orientale insieme a Virgin, ha violato un patto finanziario e che a breve è stato necessario rivedere un nuovo accordo. “Il problema è che Stagecoach ha sbagliato i suoi numeri, ha esagerato e ora sta pagando un prezzo”, ha detto in Parlamento. Ma la questione non si ferma al caso singolo e pone una domanda più ampia: quali sono i limiti dei processi di privatizzazione? Agli economisti l’ardua risposta.