E’ scoppiata la guerra dei biscotti e degli yogurt tra la Turchia e l’Arabia saudita? Possibile? Come? Riad ha scelto l’arma economica e della minaccia del boicottaggio per il comportamento di sfida della Turchia dopo l’orribile assassinio di Jamal Khashoggi nel consolato saudita a Istanbul.
Numerosi cittadini sauditi filo-governativi chiedono il boicottaggio dei prodotti turchi su social Twitter. Pinar Sut Mamulleri Sanayii AS e Ulker Biskuvi Sanayi AS, che ha due stabilimenti in Arabia Saudita e si posiziona al primo posto nel mercato dei biscotti, sono nel mirino di una campagna di minacce di boicotaggio.
“L’obiettivo non è quello di distruggere l’economia”, ha detto Naifco, un utente saudita filo-governativo che ha promosso la campagna, e ha più di 500.000 follower su Twitter. “È per esprimere la nostra rabbia in modo civile.” Naturalmente più che i biscotti è l’arma del petrolio quello a preoccupare di più la comunità internazionale visto che Riad è il principale produttore dell’Opec e da sola può determinare l’andamento dei prezzi in modo sostanziale.
I legami politici tra la Turchia e l’Arabia Saudita erano già tesi prima dell’omicidio di Khashoggi, ma i rapporti economici avevano resistito a qualsiasi scontro dei loro leader nonostante la sfida per la supremazia del mondo sunnita. Il commercio bilaterale dice la Bloomberg ammonta a 4,8 miliardi di dollari, il 15% per la Turchia. L’Arabia Saudita è un importante mercato di esportazione per alcuni multinazionali turche e il boicotaggio probabilmente sarà solo una tempesta passeggera destinata ad esaurirsi in fretta ma il messaggio è chiaro: l’arma economica è pronta a scattare se Ankara non abbasserà i toni.