Il presidente della Bce, Mario Draghi, è pronto a far uscire, con cautela, l’eurozona dal Quantitative easing (Qe), ma la manovra sarà prudente dopo quattro anni di acquisti di titoli pubblici e societari per far tornare l’inflazione vicina o pari al 2% come da mandato. Naturalmente il tono di politica monetaria dell’Eurotower resterà sempre espansivo (da colomba) e i titoli in scadenza verranno rinovati (anche se dagli attuali tre mesi si passerà a 6 o 12 mesi per fare l’operazionere di reinvestimento) anche perché i rischi globali sul fronte dei commerci e dei dazi, del prezzo del petrolio e delle tensioni geopolitiche sono in rialzo come ricordato da ultimo anche dal Fondo monetario internazionale di Christine Lagarde.
Il bilancio della Bce intanto continua a salire proprio alla vigilia della importante riunione di giovedì della Banca centrale euroepea. Il totale degli attivi, secondo calcoli della Bloomberg, è aumentato di altri 2,7 miliardi di euro, e ha raggiunto un nuovo livello record a 4.663 miliardi di euro. Il bilancio della Bce rappresenta ora il 41,6% del Pil complessivo della zona euro contro il meno del 20% negli Stati Uniti. Insomma la Bce deve imboccare il percorso già fatto dalla Federal Reserve americana ma con cautela senza strappi e tenendosi le mani libere per eventuali ripensamenti.