Ottava giornata di proteste in Francia dei Gilet Jaunes con la polizia che ha sparato proiettili di gomma e alcuni manifestanti che hanno cercato di entrare in alcune prefetture. Una situaizone che rischia di deflagare e non trovare un soluzione condivisa che vada alla radice del malessere della classe media impoverita da globalizzazione e crescente aumento del divario della ricchezza. A vacillare è Macron che non riesce a gestire un movimento acefalo e per questo meno controllabile. Il movimento dei Gilet gialli, che chiede la convocazione degli Stati generali, ha organizzato sabato per la maggior parte dei raduni pacifici anti-governativi per l’ottavo weekend consecutivo, attirando circa 50.000 persone in varie città, il quadruplo di una settimana fa.
Chi pensava che il fenomeno delle proteste stesse per concludersi non ha valutato la profondità del malcontento che cova nel Paese e sopratutto nelle sue zone rurali, più povere e meno servite dai servizi. La televisione francese ha mostrato migliaia di persone in marcia lungo la Senna a Parigi per radunarsi davanti all’Assemblea nazionale e una grande folla ammassata di fronte a Place de la Bourse a Bordeaux. Secondo l’Agence France-Presse, diverse migliaia di manifestanti dei Gilet gialli hanno anche bloccato il traffico autostradale a Lione e secondo altre fonti locali sono stati danneggati alcuni caselli autostrali.
Nella capitale le tensioni sono aumentate con i pompieri che dovevano intervenire per estinguere scooter e cassonetti che erano stati incendiati, in particolare sul lussuoso Boulevard Saint-Germain. Il ministro degli Interni francese, Christophe Castaner, in un tweet ha lanciato un appello affinché tutti rispettino lo stato di diritto.
I manifestanti sono in mobilitazione da due mesi per esprimere una serie di lamentele e richieste, che vanno da tasse più basse sui carburanti diesel, salari più alti a servizi pubblici migliori. Il numero di persone che si radunano per le strade il sabato è diminuito costantemente dopo circa le 300.000 unità che hanno partecipato alla prima “Giornata di azione” il 17 novembre del 2018 ma nel primo sabato del 2019 è risalito.
L’opinione pubblica francese continua a sostenere ampiamente le richieste dei Gilet gialli, ma il sostegno si è indebolito dopo che il presidente Emmanuel Macron ha fatto concessioni e alcuni manifestanti hanno dato fuoco ad automobili e saccheggiato dei negozi. Il mese scorso Macron ha annunciato che avrebbe aumentato il salario minimo, tolto le tasse sugli sugli straordinari e sui bonus di fine anno e avrebbe abolito una nuova tassa sulle pensioni dai 1.500 euro in sù. La maggior parte dei leader di Gilet gialli hanno denunciato le misure come inadeguate e annunciato che le proteste sarebbero continuate. Il portavoce del movimento Eric Drouet, 33 anni, camionista, è sttao arrestato. Ora sembra che il movimento si stia radicalizzando senza una strategia precisa.
Emmanuel Macron palesemente in grave difficoltà ha denunciato “un’estrema violenza che ha attaccato la Repubblica” durante l’ottavo appuntamento, di sabato 5 gennaio con la protesta dei gilet gialli. “Ancora una volta – ha twittato il presidente francese dopo la giornata che ha visto la mobilitazione di 50.000 persone e addirittura l’irruzione, con una ruspa, nel cortile del ministero per i Rapporti con il Parlamento – un’estrema violenza ha attaccato la repubblica, i suoi guardiani, i suoi rappresentanti, i suoi simboli. Chi compie queste azioni dimentica il nocciolo del nostro patto civico. Giustizia sarà fatta”. La verità è che i 2/3 dei voti di centro sinistra http://vittoriodarold.blog.ilsole24ore.com/2019/01/04/come-governare-la-globalizzazione-senza-perdere-le-elezioni/che aveva appoggiato Macron alle presidenziali e poi alle legislative sono in libera uscita e non appoggiano più il presidente indebolendone l’azione riformatrice.