Che succede nella Turchia di Erdogan che fa la voce grossa con l’inviato di Trump, John Bolton, che chiede di non infierire sui curdi siriani che hanno aiutato sul terreno l’Occidente nella sanguinosa lotta contro l’Isis?La Turchia sta cercando di distogliere l’attenzione della popolazione dalla crisi economica indirizzandola verso i nemici esterni o presunti tali. Erdogan ha detto che “la lotta della milizia curda dell’Ypg contro lo stato islamico è una grande bugia.”
Non solo. Erdogan ha aggiunto che “la Turchia non può accettare i recenti commenti del consigliere per la sicurezza nazionale del presidente degli Stati Uniti, John Bolton, secondo cui Ankara deve accettare di proteggere gli alleati curdi di Washington in Siria”.
Erdogan, parlando ai membri del suo partito AKP in parlamento, ha detto che John Bolton ha commesso “un grave errore” nel chiedere una nuova condizione per il ritiro degli Stati Uniti dalla Siria, e che la Turchia non potrà mai scendere a compromessi sulla questione delle milizie curde dell’YPG. La Turchia vede l’ YPG, che gli Stati Uniti hanno sostenuto nella lotta contro lo Stato islamico in Siria fornendo mezzi e armi, come una organizzazione terroristica e parte del Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan che Ankara considera anch’esso fuorilegge.
Ma perché tanta enfasi su questa vicenda: due sono i motivi. Il primo riguarda il ruolo di potenza regionale che Ankara sta cercando di perseguire da anni nel piano di restaurazione neo-ottomana in Medio Oriente e nei Balcani.
Il secondo riguarda la grave situazione economica del Paese su Bosforo che nonostante le rassicurazioni del governo sta andando verso una recessione economica. La sua economia ha registrato tassi di crescita a livelli cinesi nel primo e secondo trimestre del 2018 (+ 7,2% e + 5,3%), poi ha segnato un brusco rallentamento nel terzo (+ 1,6%) e ora dovrebbe andare in territorio negativo nel quarto trimestre, secondo le previsioni pubblicate a novembre dall’agenzia di rating internazionale Moody’s. Le agenzie di rating non sono molto amate in Turchia dove spesso vengono definite “come la cricca dei tassi di interesse elevati.”
Dopo il crollo della lira di questa estate, la Turchia si sta rimettendosi in sesto con l’inflazione in calo e i tassi di interesse alti, un passaggio inevitabile e doloroso che poi porterà gradualmente, grazie all’export e alla rimessa in sesto della bilancia delle partite correnti, a una nuova ripresa. Ma nel frattempo alcuni settori come quello delle costruzioni che è stato il settore trainante negli ultimi 18 anni del miracolo economica turco, sono in forte frenata provocando malessere anche tra i sostenitori del partito di maggioranza.
Le carte di credito in sofferenza
La più grande banca statale turca, la Ziraat Bank, estenderà dei prestiti a basso costo ai cittadini che stanno lottando per estinguere i loro debiti con la carta di credito, in una mossa populista predisposta per rilanciare l’economia prima delle elezioni locali di marzo.
I cittadini turchi potranno prendere a prestito dalla Ziraat Bankasi AS dei soldi per rimborsare il debito con la carta di credito alle stesse banche, ha dichiarato il presidente Recep Tayyip Erdogan alla riunione del gruppo del suo partito AKP in Parlamento.
La Ziraat Bank ha reso noto in un comunicato che offrirà prestiti per un massimo di due anni con un tasso di interesse dell’1,1 per cento al mese, meno della metà del costo del tasso di prestito al dettaglio sul suo sito web. Fino a cinque anni, il tasso è dell’1,2 percento al mese.
Il debito della carta di credito al dettaglio, secondo la Bloomberg, in Turchia era pari a 103 miliardi di lire ( 19 miliardi di dollari) alla fine di novembre, circa il 4 per cento di tutti i prestiti nel paese, secondo il regolatore bancario. Il debito della carta di credito in pericolo di inadempienza ammontava a 6,5 miliardi di lire.
Il governo turco sta cercando di rilanciare l’economia in rallentamento attraverso incentivi, tagli alle tasse e contribuendo ad alleggerire le condizioni di pagamento sul debito, dopo il crollo della lira e un conseguente picco dei costi di indebitamento. Le banche turche hanno già ristrutturato circa 20 miliardi di dollari di debito dopo che la lira è diventata una delle valute più svalutate dello scorso anno, compromettendo la capacità delle imprese locali di rimborsare prestiti contratti in valuta estera.
Il nuovo ambasciatore italiano ad Ankara
“La Turchia è attore fondamentale nello scenario mediorientale. Dobbiamo impegnarci per rafforzare i già eccellenti rapporti bilaterali in campo politico, economico e culturale”. Lo ha scritto in un tweet Massimo Gaiani, nuovo Ambasciatore d’Italia ad Ankara.
Gaiani, che si è insediato martedì 8 gennaio, è stato Direttore Generale per la Mondializzazione e le Questioni Globali, occupandosi di Africa subsahariana, Asia, America Latina e tematiche globali come le sanzioni economiche, i processi G7/G20 e le sfide ambientali ed energetiche, anche sotto il profilo multilaterale.
E’ stato anche membro del Consiglio dell’Organizzazione Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA) e ha ricoperto
l’incarico di Governatore nel Consiglio di Governo dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) con sede a Parigi.
In precedenza, è stato Ambasciatore d’Italia in Albania dal dicembre 2011 all’ottobre 2015. In precedenza ha lavorato presso
la Presidenza del Consiglio dei Ministri come Consigliere Diplomatico del Ministro per le Politiche Comunitarie. Gaiani è volato ad Ankara nella serata di lunddì 7 gennaio sul volo inaugurale della nuova tratta diretta Roma-Ankara, ristabilita da Turkish Airlines dopo ben 60 anni.