Sarà la volta buona su dove trovare i fondi per un bilancio specifico dell’eurozona? Gli acquirenti di azioni in Europa dovrebbero pagare una tassa sulle transazioni di almeno lo 0,2 percento del prezzo d’acquisto secondo un piano predisposto da Germania e Francia.
Possibile in questi momenti di rivolte sociali dei Gilet gialli in Francia pensare a una nuova tassa in vista delle importantissime elezioni europee di maggio? Sembra proprio di sì anche se la cautela è d’obbligo. I due paesi al cuore del motore europeo, stanno cercando di rilanciare i colloqui sulla tassa sulle transazioni finanziarie, colloqui che si sono trascinati per oltre sette anni, come parte dei loro sforzi per rafforzare la zona euro.
La loro ultimo bozza di proposta offre la possibilità di destinare le entrate dal prelievo in un bilancio dell’area euro. È previsto anche un certo grado di ripartizione delle entrate tra i paesi partecipanti, un punto che potrebbe aiutare a convincere i paesi più piccoli a sottoscrivere il piano.
La Commissione europea ha proposto per la prima volta una tassa sulle transazioni finanziarie nel 2011. Quando alcuni stati membri si sono opposti al piano, un gruppo più piccolo ha cercato un compromesso secondo le regole della “cooperazione rafforzata”. Austria, Belgio, Francia, Germania, Grecia, Italia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna sono nella pattuglia di chi vorrebbe fare un passo avanti verso questa direzione.
Il nuovo piano tedesco-francese visto dalla Bloomberg, ha elaborato una proposta basata su un prelievo già esistente in Francia. Un punto chiave della proposta prevede che:
1) la tassa si applicherebbe alle azioni emesse da società con sede in uno dei paesi partecipanti e la cui capitalizzazione di mercato supera 1 miliardo di euro;
2) Anche le transazioni infragiornaliere non rientrerebbero nel campo di applicazione dell’imposta, che si applicherebbe solo alla “posizione netta di un’acquisizione alla fine della giornata”;
3) La tassa si applicherebbe anche se la transazione si verifica al di fuori dell’Ue. Non resta che aspettare se questa volta sarà la volta buona.