Che succede nella regione di confine dell’Himalaya? L’esercito indiano il 16 giugno ha detto che 20 dei suoi soldati sono stati uccisi in scontri con truppe cinesi in un sito di confine controverso, in una grave escalation che dura da settimane tra i due giganti asiatici nell’Himalaya occidentale. Gli analisti ricordano che stiamo assistendo al primo scontro tra i due eserciti con dei morti sul campo dal lontano 1975, un evento che potrebbe portare a un punto critico i rapporti già molto tesi tra le due superpotenze asiatiche. Lo scontro è avvenuto senza uso di armi da fuoco vietate da un accordo del 1062 che vuole evitare pericolose escalation. Negli scontri brutali di questi giorni sarebbero stati usati dai soldati pietre e bastoni in situazioni aggravate dalle temperature sotto lo zero dell’area.
Secondo l’esercito indiano gli stati maggiori dei due paesi stanno cercando di abbassare i toni che in caso contrario potrebbe portare a una pericolosa situazione di tensione. Il problema di confine è nato per un contrasto sulla zona contesa himalayana del Ladakh. I due paesi sono entrambi dotati di armi atomiche e sono entrambi guidati da leadership fortemente nazionaliste. Nessuno dei due paesi sembra intenzionato a desistere nelle rivendicazioni per problemi geopolitici e di immagine lungo un confine di oltre 3400 chilometri, una divisione tracciata nell’Ottocento dagli inglesi ma mai accettata né dalla Cina né dall’india.
Il quotidiano nazionalista cinese Global Times in un editoriale, pubblicato in cinese e inglese, ha affermato che Pechino ha rifiutato di rivelare il numero di vittime cinesi “al fine di evitare confronti e prevenire un’escalation”. Ma sui social network, alcuni utenti di Internet hanno chiesto all’esercito cinese di vendicarsi. “Se non colpiamo a morte l’India, questo tipo di provocazione non si fermerà mai”, ha scritto un utente della rete Weibo. “Ho letto sui media stranieri che sono morti cinque soldati cinesi. Sono così furioso che il sangue mi va alla testa”, ha detto un altro. Segnali molto preoccupanti che indicano un sentimento nazionalista in crescita in alcuni settori della società cinese.
L’India ha attribuito alla Cina la responsabilità degli scontri al confine himalayano tra i due Paesi, che avrà un “grave impatto” sulle relazioni bilaterali, e ha definito quello di Pechino un “attaccato premeditato”. Lo ha affermato il ministro degli Esteri indiano, Subrahmanyam Jaishankar, durante il colloquio telefonico con il suo omologo cinese, Wang Yi, dopo gli scontri al confine che sono costati la vita a venti soldati indiani e secondo fonti di intelligence indiane riportate dalla stampa indiana ma non confermate da altri fonti di 50 morti tra i soldati cinesi. Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha affermato invece che l’India è la sola responsabile del conflitto, affermando che le sue forze hanno attraversato illegalmente in tre occasioni la parte cinese del LAC (Linea attuale di confronto) e hanno chiesto agli indiani di punire le loro forze responsabili.
L’esercito indiano ha già incrementato il numero delle presenze in tutte le sue basi-chiave lungo la Linea di Controllo negli stati dell’Arunachal Pradesh, Uttarakhand, Himachal Pradesh e Ladakh. In molte città indiane gruppi di persone hanno tenuto manifestazioni anticinesi, bruciando bandiere e immagini del presidente Xi Jinping e lanciando slogan per chiedere vendetta. Segnali inquietanti da non sottovalutare affatto.