La notizia esplode come una bomba mentre la crisi della lira non sembra avere sosta. Il ministro delle Finanze turco, Berat Albayrak, genero del presidente Recep Tayyip Erdogan, il potente zar dell’economia turca, si è dimesso a mercati chiusi domenica 8 novembre. Lo ha annunciato lui stesso sul social Instagram adducendo “motivi di salute”. “Dopo aver ricoperto incarichi ministeriali per quasi cinque anni, ho deciso di non continuare il mio servizio (come ministro delle finanze) a causa di problemi di salute”, ha spiegato Berat Albayrak. Cosa sta succedendo nelle stanze dei bottoni ad Ankara? Non è chiaro nemmeno se Erdogan abbia accettato le sue dimissioni che arrivano 48 ore dopo l’ennesimo cambio alla presidenza della Banca Centrale Turca, dove al posto di Murat Uysal, arrivato appena 16 mesi prima, si è insediato Naci Agbal.
Il cambio al vertice che probabilmente prelude ad un inevitabile aumento dei tassi per frenare il crollo della valuta ha fatto riprendere fiato alla lira. Sarà sufficiente? L’aumento dei tassi però farà frenare la crescita del Pil, forse aumentare la disoccupazione ma non ci sono alternative perché il deficit delle partite correnti con l’estero non è più sostenibile mentre le riserve in valuta pregiata si stanno assottigliando. Sono molte le aziende turche indebitate in valuta straniera che stanno perdendo colpi perché incassano in valuta locale svalutata e debbono pagare crediti a banche straniere in moneta forte, come dollaro ed euro.
Il nuovo capo della banca centrale, Naci Agbal, fu sostituito proprio da Albayrak alla testa del ministero delle finanze nel 2018. Mosse che ai mercati non sono piaciute perché abituati a personaggi come Mehmet Simsek, ministro delle Finanze dal 2009 al 20015 e ancora prima alto dirigente di Merril Lynch. Albayrak ora paga il crollo della lira turca, di cui avrebbe dovuto garantire una ripresa, ma che invece ha perso il 30% del valore nell’ultimo anno guadagnando il titolo di peggiore valuta dei mercati emergenti . “Lavoreremo giorno e notte per migliorare la situazione finanziaria della Turchia“, aveva detto appena nominato al delicato incarico nel 2018. Non è andata proprio così e la Turchia dipende dai finanziamenti esteri del suo deficit delle partite correnti. E l’aiuto generoso del Qatar, come avvenuto in passato con prestiti rilevanti, forse questa volta non basterà. Senza contare che l’accondiscendenza di Donald Trump verso le mosse azzardate di Erdogan ora è solo un pallido ricordo e l’arrivo di Joe Biden alla Casa Bianca non riserverà piacevoli sorprese al governo di Ankara. Il clima con Washington sarà duro e poco conciliante sebbene Wshington non voglia perdere una prezioso alleato.
Ma torniamo alle dimissioni del ministro delle Finanze. Dal 2004 Albayrak è sposato con la primogenita di Erdogan, Esra: un’unione che ha dato al presidente tre nipoti. Prima di diventare ministro delle Finanze nel 2018, Berat Albayrak, 42 anni, era stato ministro dell’energia dal 2015. Una nomina che aveva stupito non pochi, nonostante all’epoca avesse appena 37 anni, considerato il cursus honorum del genero del presidente: laurea e master in economia finanziaria a New York, dottorato in Turchia prima di passare al consiglio di amministrazione di alcune importanti società turche, anticamera di una carriera politica che lo aveva portato a divenire non solo ministro dell’Energia ma anche, nello stesso anno, eletto in Parlamento. Dopo l’annuncio delle dimissioni, il suo account Twitter è stato cancellato, come se si volesse far perdere le tracce dell’ex ministro. Ora i mercati picchieranno duro fino a che non vedranno rispettate le regole di mercato e ripristinata l’autonomia della banca centrale: altrimenti la lira continuerà a ballare sul Bosforo e con essa la stabilità del governo turco.