Cosa c’è dietro la mossa di Kurz che vuole introdurre il reato di islam politico?

Dopo  il terribile attacco terroristico di stampo islamista al centro di Vienna l’ultima sera prima del lockdown, l’Austria rafforza le sue misure antiterrorismo così come ha fatto la Francia di Emmanuel Macron dopo l’attacco sanguinario nella cattedrale cattolica di Nizza a soli 40 km dal confine italiano di Ventimiglia. Vienna ha deciso di istituire “il reato di ‘islam politico’, per poter procedere contro coloro che non sono terroristi, ma che creano loro terreno fertile”, ha annunciato su Twitter il cancelliere popolare Sebastian Kurz, in risposta all’attentato islamista che ha provocato quattro vittime ad opera di un unico terrorista armato poi ucciso dai reparti speciali della polizia austriaca nel corso di un conflitto a fuoco in pieno centro di una città terrorrizzata e impotente.
Subito dopo il mini-vertice a quattro (mancava l’Italia) con il francese Emmanuel Macron, la tedesca Angela Merkel e l’olandese Mark Rutte sulla risposta europea al terrorismo che colpisce tutto il Vecchio continente, il giovane premier, 34 anni, del partito popolare austriaco Oevp già guidato da Wolfgang Schuessel, ha presentato la sua personale ricetta. Sarà efficace per restituire tranquillità a un paese sconfitto e diventato neutrale dai tempi della fine della Seconda guerra mondiale e che ospita la sede Onu dell’Aiea, l’Agenzia per l’energia atomica, l’Osce, l”Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa e l’Opec, l’organizzazione dei paesi produttori di petrolio? La posta in gioco è vitale per l’Austria piazza finanziaria e luogo di dialogo internazionale.
Kurz è convinto di aver imboccato la strada giusta. Tra le novità, si prospetta “un ampliamento delle possibilità di poter chiudere luoghi di culto”. Sarà anche introdotto un registro degli imam e un inasprimento delle leggi sulle associazioni e sui simboli. Il cancelliere austriaco ha annunciato norme per “prosciugare i flussi finanziari a sostegno del terrorismo”.
Il pacchetto “anti terrorismo” è stato varato dal governo Oevp-Verdi dopo la fine dell’alleanza con l’FPOe in seguito al cosidetto Ibiza-gate che portò alle dimissioni da vice cancelliere di Heinz-Christian Strache
I punti più importanti prevedono il braccialetto elettronico per chi lascia il carcere dopo un arresto preventivo, come anche il prolungamento della detenzione oltre la pena inflitta per terrorismo. Sarà inasprita la legislazione contro la diffusione di un “islam politico”, come l’ha definito il capo del governo austriaco. E’ anche prevista l’istituzione di un’apposita procura anti-terrorismo. Secondo stime, presentate in conferenza stampa da Kurz, in Austria si trovano attualmente circa 300 ex foreign fighters, includendo nel conto non solo coloro che hanno effettivamente combattuto ma anche i jihadisti che si apprestavano a partire. Molti, dopo aver scontato la pena, tornano a piede libero e – secondo il cancelliere – rappresentano una “bomba ad orologeria che sta ticchettando”. Visto che nel caso dell’attentatore di Vienna nato nella capitale austriaca e di origini albanesi della Macedonia del Nord, il programma di deradicalizzazione non ha centrato l’obiettivo, il governo vuole prevedere un prolungamento della detenzione, come avviene già per soggetti particolarmente pericolosi e per i criminali con disturbi mentali. Il vicecancelliere verde Werner Kogler ha precisato che questa stretta riguarda tutti gli estremisti “che vogliono dividere e destabilizzare” il Paese, perciò anche i neonazisti.
Nel frattempo da Bruxelles arrivano segnali di sostegno all’iniziativa. “È giunto il momento che l’Ue migliori il suo coordinamento nella lotta al terrorismo e in particolare contro il terrorismo islamista. Non possiamo permetterci di aspettare che si verifichino altri attacchi terroristici e che altre vittime innocenti perdano la vita prima di agire”, ha affermato Manfred Weber, presidente del gruppo Ppe al Parlamento europeo nel corso di una riunione di gruppo con il cancelliere austriaco. Weber ,vice presidente della Cdu, era stato in corsa per la carica di presidente della commissione europea ma poi la Cancelliera Angela Merkel aveva deciso di abbandonare il sistema dello spitzakandidat (dal tedesco, “candidati di punta”) che era stato utilizzato per la prima volta nel 2014 per nominare l’ex presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker. La Merkel infatti ha poi deciso di dare il via libera a Ursula von der Leyen, ex ministro della Difesa del governo tedesco al posto di Manfred Weber che è rimasto presidente del gruppo Ppe.