La Grecia rimane "a rischio" e potrebbe avere bisogno di un ulteriore ristrutturazione del debito o di un terzo finanziamento aggiuntivo da paesi della zona euro, se non riuscirà ad attuare le riforme che accompagnano il secondo piano di aiuti da 130 miliardi di euro. Lo rileva un report del Fmi che aggiunge come il pacchetto di prestiti si basi "su obiettivi fiscali ambiziosi, privatizzazioni e soprattutto su un rilancio delle riforme strutturali". "Nel caso in cui le riforme però segnino il passo o non si riesca a vararle con sufficiente rapidità, allora potrebbe essere necessario un ulteriore sostegno da parte dei partner europei della Grecia, a condizioni ancora più agevolate di quelle attualmente previsti e/o un altra ristrutturazione del debito obbligazionario", prosegue il rapporto Fmi sulla Grecia. Un segnale inquietante di quanto sia ancora incerto il percoso di uscita dalla crisi del paese mediterraneo.
Il Fondo Monetario Internazionale ha già varato altri piani di aiuti nell'Eurozona al Portogallo e all'Irlanda, ma questa volta ha ridotto la sua quota nel secondo piano di salvataggio greco perché vede l'Eurozona come un'area che presenta "rischi finanziari senza precedenti"per le sue finanze. L'Fmi infatti deve sempre far prestiti con la previsione della loro restituzione e molti paesi emergenti, tra cui il Brasile, che si è astenuto nel voto per il prestito quadriennale alla Grecia, sono contrari a concedere nuovi finanziamenti all'Eurozona. Molti di loro chiedono con sempre maggior insistenza alla Germania del cancelliere Angela Merkel di aumentare i fondi a disposizione del Fondo salva stati, EFSF o ESM per evitare altri rischi di contagio e alleggerire la pressione sul Fmi.
Il consiglio di amministrazione dell'Fmi giovedì ha approvato un prestito di 28 miliardi di euro per la Grecia. Di questi 18,3 miliardi di euro sono denaro fresco, e 9,7 miliardi sono la quota non ancora versata del primo piano da 110 miliardi di euro che ora è stato cancellato. L'Fmi calcola addirittura che l'area euro rappresenterà l'80 per cento dei suoi crediti nel 2014. Un segnale preoccupante.
Ma quando dovrebbe iniziare a rimborsare la Grecia? Atene dovrebbe iniziare il rimborso del suo primo prestito al fondo l'anno prossimo. Sarà così? Molti ne dubitano.
Il rapporto del FMI ricorda anche che il nuovo programma greco è "soggetto a rischi eccezionali", tra cui le prossime elezioni anticipate ad Atene che potrebbero creare incertezza sul fatto che le rifome appena approvate siano davvero portate avanti e non restino, come avvenuto in passato, lettera morta.
Ma c'è di più. L'economia greca continua a contrasi, la ripresa non si avrà, come previsto, nel 2013
quando ci sarà al massimo una stagnazione, e la performance economica a medio termine dipende in modo 'cruciale" dall'applicazione delle riforme concordate con la Ue. Secondo gli esperti internazionali, sono parecchie le lacune da colmare per la Grecia, che è indietro su quasi tutte le riforme del primo piano. Il Fondo monetario internazionale stima che il Pil greco si contrarrà del 4,8 per cento nel 2012. Nel 2013 la crescita sarà praticamente pari a zero, mentre nel 2014 sarà attorno al 2,5%.
Il Fondo Monetario Internazionale prevede inoltre che il rapporto debito-prodotto interno lordo raggiungerà il 116,5% nel 2020. Lo ha detto il capo della missione in Grecia Poul Thomsen, durante la conference call indetta dal Fmi, per commentare il via libera dell'istituto di Washington al prestito quadriennale da 28 miliardi di dollari nell'ambito dell'Extended Fund Facility (Eff). Secondo Thomsen, "una volta che il debito sarà tornato su una traiettoria calante e saranno messe in atto le riforme previste, é realistico ipotizzare un processo di normalizzazione dell'accesso della Grecia al mercato", forse già nel 2014. Per una piena normalizzazione "ci vorrà tempo". Un accesso al mercato che non sarà facile da gestire dopo lo swap che ha segnato una perdita del 74% del valore dei bond ellenici e visto che l'emergenza non è ancora finita.