L'evasione fiscale è un dei principlai problemi per le casse di Atene, oltre al numero di dipendenti pubblici che supera di ben 150mila unità il fabbisogno reale. Poche imposte incassate e molte spese pubbliche, ecco spiegato l'origine del debito pubblico a 357 miliardi di euro, ora ridotto di 100 miliardi dopo lo swap sui bond detenuti dai privati, il maggiore della storia moderna.
Fatto sta che il governo tecnico guidato da Lucas Papademos ha deciso di seguire il flusso dei soldi che stano scappando dal paese mediterraneo in cerca di paradisi fiscali per bloccarne la fuga o almeno costringerli a pagare una quota di tasse al paese di origine.
Atene sta infatti negoziando un accordo con le autoritá svizzere con l'obiettivo di recuperare parte del denaro nascosto da contribuenti ellenici che temono che il paese non ce la faccia a restituire i prestititi e debba alla fine arrendersi e tornare alla dracma, con inevitabile svalutazione al seguito. La conferma delle trattative con Berna è arrivata dal Commissario europeo per la fiscalitá Algirdas Semeta in una audizione al Parlamento europeo a Bruxelles. Semeta ha comunque sottolineato come «qualsiasi tipo di accordi bilaterali deve rispettare le competenze dell'Unione europea». Punto importante perché chi ha provato a fare da solo ha dovuto fare marcia indietro.
All'inizio di marzo la Commissione europea di Barroso ha chiesto alla Germania e alla Gran Bretagna di rinegoziare simili intese fiscali anti-evasione negoziate con la Svizzera, insistendo sul fatto che questo tipo di accordi non dovrebbero toccare le questioni fiscali che sono di competenza dell'Unione europea. Semeta ha anche ribadito che sarebbe meglio lasciare che l'UE nel suo insieme trovi un accordo con la Svizzera, ma i governi europei non hanno ancora raggiunto
un accordo unanime che permetta alla Commissione di avviare i colloqui direttamente con le autoritá di Berna. La questione è spinosa ma certamente un'intesa con Berna per Atene sarebbe un boccata d'ossigeno.
Il giro di vite sull'evasione fiscale endemica è uno degli impegni che il governo greco ha assunto in vista del nuovo maxi-aiuto internazionale da 130 miliardi di euro. La scorsa settimana
una task force di esperti dell'Unione europea ha parlato di «risultati promettenti» a partire dal 2011, evidenziando come Atene abbia raccolto 946 milioni di euro in tasse non pagate , un
risultato più che doppio rispetto al target iniziale di 400 milioni di euro. Insomma basta la volontà politica per ottenere qualche risultato e rendere meno ineguale l'austerità che finora ha colpito solo chi le tasse già le paga da sempre.
L'importo complessivo delle tasse non pagate che il governo greco punta a recuperare è stimato dagli esperti Ue in 8 miliardi di euro. Resta il fatto che Neel Kashkari, direttore equity di Pimco, uno dei maggiori fondi di investimento al mondo, ha detto di aspettarsi nuovi aiuti di salvataggio per Atene e il Portogallo. "Il rischio resta in Europa.Così siamo molto selettivi", ha concluso Neel Kashkari. Insomma la vicenda della crisi greca anche dopo il maggior swap della storia non è da considerarsi ancora definitivamente archiviata.