Usa contro Eurozona sul terreno del Fondo monetario internzionale diventato il luogo dello scontro ideologico tra due modi opposti di affrontare la peggiore crisi finanziaria dal '29. Dopo che l'ex consigliere alla Casa Bianca e sottogretario al Tesoro Larry Summers ha invitato il presidente Barack Obama ad adottare il "deficit spending" per ridurre la disoccupazione americana le tensioni economiche tra Usa e Europa sono aumentate. Una scelta che pone l'amministrazione americana in antitesi con la scelta tedesca ed europea di controllo della spesa pubblica e riduzione del deficit. In questa ottica si comprende meglio perché nel breve volgere di pochi giorni siano partite dure bordate contro l’Eurozona da Ben Bernanke della Federal Reserve , Willem Buiter chief economist di Citigroup, e Standard and Pooor’s senza dimenticare il segretario al Tesoro Timothy Geithner
Questi attacchi polemici tendono a mantenere l’Eurozona sotto pressione (senza esagerare troppo però) per mantenere appetibile il ricorso ai bond americani , elemento cruziale della ripresa Usa e della rielezione di Obama. Una politica che si scontrerà con le tesi di Wolfgang Schaeuble, il ministro delle Finanze tedesco e futuro responsabile dell’Eurogruppo in sostituzione di Jean-Claude Juncker. Berlino ha scelto la via del pareggio di bilancio, del fiscal compact, della stabilità e dell’inflazione sotto controllo, una politica fatta accettare da tutti i partner in Europa con un nuovo trattato con i soli inglesi di David Cameron ancora una volta fuori dal coro. Cameron è stato stranamente subito ripagato da Barack Obama con una visita ufficiale e molto calorosa a Washington per rinsaldare le speciale relazione tra i due Paesi. Per ora l’euro ha retto alla sfida sebbene il dollaro non abbia fatto molto per apprezzarsi, anzi si sia lasciato volentieri deprezzare per aumentare la forza dell’export americano. Ma i due modi opposti di affrontare la medesima crisi non potrà evitare prima o poi di arrivare a un conflitto duro. Le parole di Geithner che ha ricordato come per ogni dollaro di prestito fatto dall’Fmi all’Europa (che nel 2014 avrà crediti da riscuotere all’80% verso l’Europa) , 27 centesimi vengono dai contribuenti americani. Washington quindi non è più disposta ad aiutare l’Europa nella crisi dei periferici tutt'altro che finita se Berlino non deciderà quanto prima di mettere mano al portafoglio e aumentare i fondi destinati all’ESM, il fondo salva stati e creare un firewall sufficientemente solido.