Ankara è in subbuglio. I laici del partito Chp guidati dal Kemal Kilicdaroglu, il nuovo segretario del maggior partito di opposizione turco, sono sulle barricate. Il partito Akp, del premier islamico moderato Recep Tayyip Erdogan ha fatto secondo loro, fare un altro passo avanti verso la «islamizzazione» non più tanto segreta del paese, facendo approvare sabato 30 marzo la controversa riforma della scuola che favorisce gli istituti coranici e introduce l’ora facoltativa di religione musulmana.
La controversa legge è stata approvata grazie alla schiacciante maggioranza dell’Akp, il partito islamico conservatore, con 295 voti a favore e 91 contrari nel parlamento turco. Anche i nazionalisti dell’MHP di Devlet Bahceli hanno votato a sorpresa a favore, con grande scandalo dell’opposizione laica che lo considera un tradimento. L’approvazione della riforma era stata preceduta da manifestazioni di piazza di 2mila persone represse dalla polizia con lacrimogeni e idranti e da risse fra parlamentari in sede di commissione. Tutto inutile. Erdogan è andato avanti come un compressore.
Formalmente la riforma conosciuta con la formula «4+4+4» prolunga da otto a 12 anni la durata della scuola dell’obbligo, ma fraziona il periodo in tre cicli di quattro anni: ed è in queste due cesure che gli oppositori laici della legge vedono il pericolo di un esodo incentivato verso il lavoro minorile e soprattutto gli «Imam Hatip Lisesi», le scuole religiose islamiche in cui si è formato lo stesso Erdogan e, secondo fonti sindacali, 40 ministri su dieci del suo governo. Un pericolo secondo il Chp, l’erede della tradizione laica di Ataturk, che vede in questa riforma un altro segnale di islamizzazione strisciante del paese sul Bosforo che sta lentamente abbandonando l’Europa e i suoi ideali laici a favore di più stretti legami con il Medio Oriente e la tradizione islamica.