Goldman taglia la turca Dogus, temendo un atterraggio brusco del Pil sul Bosforo

 

Ancora un segnale di rallentamento dell'economia turca. Dogus Otomotiv Servis & Ticaret AS, l'importatore e distributore di automobili Volkswagen  in Turchia, ha perso terreno in Borsa dopo essere stato declassata a neutrale da buy dalla banca d'affari americana  Goldman Sachs. Le azioni Dogus hanno perso 1,2 per cento scendendo a 5,02 lire alle 10:25 del mattino alla Borsa di Istanbul, indebolendosi per il secondo giorno consecutivo. Il segnale sulla possibile frenata dei consumi interni indica che gli operatori internazionali sono sempre più inquieti sugli effetti che la crisi europea e la Primavera araba, due dei principali mercati per l'export turco, stanno creando all'economia sul Bosforo che nel quarto trimestre ha rallentata la sua corsa. La Turchia, la "Cina islamica", ha rallentato la crescita del Pil nel quarto trimestre al 5,2 per cento. La frenata è preoccupante perché negli ultimi due anni l'economia turca è cresciuta dell'8,5% nel 2011, e del 9,2% nel 2010, seconda nel club del G20 solo a Pechino. A impensierire gli analisti i e gli investitori però è soprattutto la crescita rispetto al trimestre precedente che è stata pari solo allo 0,6%, che annualizzato significa un +2,4 per cento. Un vero e proprio tonfo per l'economia sul Bosforo che ha una demografia esplosiva: ogni anno si presentano sul mondo del lavoro circa 600mila nuovi giovani. Il dato dimostra che anche la Turchia risente della crisi del debito sovrano europeo e della instabilità politica provocata dalla Primavera araba, due fattori che hanno colpito i due principali mercati di sbocco di Ankara, Ue e Medio Oriente. In più c'è la bolletta energetica, pagata in dollari, che con la la lira turca ai minimi (per favorire l'export) è letteralmente esplosa. Il deficit delle partite correnti è al 10% del Pil, record mondiale, mentre l'inflazione è tornata a due cifre. Il ministro delle Finanze, Mehmet Ahmet Simsek, parla di "soft landing", ma il rischio è quello di un atterraggio brusco. Molti osservatori accusano Ankara di aver privilegiato la crescita a tutti i costi mantendendo un moneta debole sul rispetto di un quadro macroeconomico più solido.