Grecia: lo stato rischia di non pagare stipendi e pensioni

È una partita a poker tra Atene e la Troika. Atene che chiede di rinegoziare il memorandum del piano di salvataggio e la Troika, Ue-Bce e Fmi, che non vuole cedere e preme perché si rispettino gli impegni e le riforme strutturali concordate il 26 ottobre 2011 al Consiglio europeo di Bruxelles. Una sfida su chi ha i nervi più saldi in vista del voto cruciale del 17 giugno quando si saprà cosa ha deciso il popolo greco sulla sua permanenza nell'euro, scelta sovrana ma che Atene non si stanca di ricordare che se "salta" la Grecia è tutta la costruzione della moneta unica a rischiare di fare la stessa fine. I flussi degli aiuti Ue-Fmi sono stati ridotti al lumicino: sono arrivati solo 4,2 miliardi su 5,2 previsti a maggio. La Grecia è sul lastrico con le sue casse che secondo un report di Bank of America-Merrill Lynch potrebbero essere vuote già da luglio, poco dopo le elezioni: dopo cinque anni di recessione – che nel complesso hanno pesato per un -20% del Pil – le entrate fiscali sono fisiologicamente calate. E se dopo il voto non dovessero arrivare altri soldi (scenario probabile in caso di un risultato anti-Ue) allora Atene potrebbe essere costretta a sospendere temporaneamente i pagamenti di pensioni e salari. Le importazioni di carburanti, di prodotti alimentari e medicinali. Uno scenario da economia di guerra. E da corsa agli sportelli bancari: in due anni sono già stati ritirati circa 70 miliardi di euro.

La Grecia potrebbe trovarsi con un buco supplementare di bilancio di 1,7 miliardi di euro per il calo delle entrate fiscali e di altre risorse come le mancate privatizzazioni (che su 50 miliardi previsti hanno fruttato finora solo 3 miliardi). Questo nonostante i 130 miliardi di euro di aiuti internazionali, che arrivano secondo tranche prestabilite, posti in un fondo speciale che però serve solo a pagare gli interessi sui debiti e a ripagare i bond in scadenza (e non pensioni e stipendi).
Ma c'è di più. Dopo le polemiche provocate la settimana scorsa dalle parole del direttore del Fmi, Christine Lagarde, che aveva accusato «i greci di non pagare le imposte», anche gli evasori ora non aspettano altro che la svalutazione e il ritorno alla dracma. Come confermano le parole dell'economista greco Spyros Skouras: «Lo spettro di un ritorno della dracma può aver dissuaso alcuni debitori dal pagare le tasse in euro puntando sull'eventualità che potrebbero essere pagate in dracme svalutate, se aspettano qualche mese». Fatto sta che la riscossione delle tasse è scesa del 20 per cento durante i primi 20 giorni del mese di maggio rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, come riportato dal quotidiano conservatore Kathimerini. Così anche con i fondi della famosa Troika la Grecia potrebbe faticare a onorare i propri obblighi.

MOODYS. Come se non bastasse è arrivata l'ennesima tegola dall'agenzia di rating Moody's che ieri ha abbassato le sue valutazioni per Emporiki Bank of Greece controllata dal Credit Agricole e Geniki, in mano sempre ai francesi ma di SocGen, di due gradini. Il motivo? La probablità sempre più vicina che la Grecia possa uscire dalla zona euro, che rischia di portare ancora più in basso i titoli del credito, nel territorio junk, spazzatura.

TURISMO IN CALO. La crisi scoraggia anche gli arrivi turistici, industria principe per il Paese. Nel primo trimestre di quest'anno sono arrivati in Grecia meno turisti tedeschi, britannici e russi per timore di disordini e scioperi. Tale diminuzione di presenze ha contribuito al calo del 15% delle entrate del settore turistico rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, una cifra che probabilmente si manterrà costante per tutto il 2012. Questo calo smorza le già fioche speranze di una buona stagione turistica per il Paese, in piena crisi economica ed ormai al quinto anno di recessione. Le entrate registrate lo scorso anno dal settore turistico ellenico erano ammontate a circa il 15% del prodotto interno lordo (Pil). «Quest'anno vedremo un considerevole calo delle entrate nel turismo», ha detto parlando con giornalisti Andreas Andreadis, responsabile dell'Associazione delle imprese del turismo elleniche (SEPE). «Sarà una cifra in negativo, qualcosa intorno al 10-15%», ha aggiunto ricordando che l'anno scorso gli introiti del settore avevano registrato un incremento del 10% pari a 10,5 miliardi di euro rispetto all'anno prima con 16,5 milioni di turisti complessivi.

Ecco perché la partita a poker che si gioca in questi giorni ad Atene tra i partiti, chi vuole rispettare gli impegni e chi vuole rinegoziarli, rischia di diventare decisiva per il futuro dell'euro

  • carl |

    Peculiare..Molto peculiare..Gli aiuti internazionali citati (130 miliardi in tranches) “devono” essere utilizzati per rimborsare chi ha prestato soldi (sottoscrivendo titoli in scadenza che altrimenti dovrebbero essere pagati dagli emittenti di relativi CDS..ma non è detto che alla fine non lo debbano fare) mentre non è possibile rimborsare coloro che hanno prestato lavoro (pensioni e stipendi)..Peculiare..Molto peculiare..

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