Londra sembra sempre meno interessata all'Unione europea come ha rappresentatao plasticamente una bella e divertenete copertina dell'Economist che raffigura l'effige della Gran Bretagna che si lancia con il paracadute fuori da un aereo europeo che precipita.
E ieri Camoron è tornato sull'argomento sempre più spinoso. "Non voglio che la Gran Bretagna esca dall'Unione Europea, ma una sua uscita è "immaginabile": a dirlo è stato il primo ministro britannico David Cameron, parlando ai deputati, secondo quanto riporta il Telegraph. Durante un intervento alla Camera dei Comuni, alla domanda se è immaginabile una uscita della Gran Bretagna dall'Ue, il primo ministro conservatore ha risposto: "Ogni scenario per la Gran Bretagna è immaginabile, siamo artefici del nostro destino, possiamo fare le nostre scelte". Tuttavia, ha aggiunto, una eventuale uscita "non è la mia preferenza". "Credo che la scelta che dobbiamo fare sia di rimanere nell'Unione Europea – ha proseguito Cameron -, per essere membri del mercato unico, per massimizzare il nostro impatto in Europa, ma se fossimo insoddisfatti di questa relazione non dovremmo avere paura di alzarci e dire questo". Quelle di ieri sono le prime dichiarazioni di Cameron in cui si ipotizza una possibile uscita della Gran Bretagna dall'organizzazione di cui è membro sin dal 1973.
Londra in effetti è sempre stata in bilico tra essere il 51° stato degli Stati Uniti d'America grazie alla speciale relazione tra i due paesi, e un membro europeo a pieno titolo dell'Ue. La sua partecipazione all'Europa è stato sempre al ribasso: con optouts, richieste di speciali esenzioni, contributi da restituire.
Sempre scettica sull'euro, ha osteggiato il fiscal compact sui conti pubblici, la Tobin tax sulle transazioni finanziarie, il nuovo bilancio Ue e l'unione sulla vigilanza bancaria, accettando solo il mercato comune europeo. Verso Bruxelles e i suoi burocratici ha sempre scatenato una guerra, in parte giusta, sui costi eccessivi dell'apparato.Forse alla fine aveva ragione il presidente francese Charles de Gaulle che voleva lasciare fuori la "perfida Albione", ma mai si sarebbe aspettato che sarebbe stata Londra stessa a chiamarsi fuori dalla partita quando questa si fosse incamminata sul serio sulla via dell'integrazione poltico ed economica.
In questa prospettiva di maggiore integrazione appare ancora più incomprensibile la scelta della Borsa italiana di abbracciare quella londinese, una piazza finanziaria fuori dall'euro che non ha mai accettato a fondo la scelta dell'integrazione europea. C'è sempre tempo per sciogliere legami e accordi non più in linea con i tempi da entrambe le coste della Manica e magari dirigersi verso nuove alleanze mediterranee, magari con la Borsa di Istanbul o de Il Cairo.