S&P ha alzato il rating della Grecia da «SD», cioé default selettivo, a «B-», con outlook stabile mentre l'Iif, l'associazione che raggruppa le maggiori banche creditrici lancia l'allarme su rischi del salvataggio ellenico. Chi ha ragione? Forse entrambi perché la situazione è incorraggiante per certi versi e preoccupante sul fronte della crescita che non c'è.
Ma andiamo con ordine: la decisione di S&P's viene alla luce dopo il buon esito dell'operazione di riacquisto del debito per 31 miliardi portata a termine nei giorni scorsi dal governo di Atene e dalla decisione della comunità internazionale di versare gli aiuti promessi. Secondo quanto reso noto oggi da un funzionario del governo greco, entro domani sarà completato il versamento alla Grecia della tranche di aiuti finanziari per 34,3 miliardi di euro a cui dovrebbero aggiungersi nel corso del primo semestre 2013 ulteriori 14,8 miliardi, per 49,1 miliardi.
Nel comunicato, S&P motiva la sua decisione di alzare il rating della Grecia di ben 6 gradini in un solo colpo proprio con la determinazione vista nell'ultimo summit di Bruxelles da parte dell'Unione europea a mantenere il paese nell'eurozona. «Consideriamo la decisione degli stati membri dell'eurozona di fornire consistenti aiuti finanziari alla Grecia – si legge nel comunicato – come un segno indicativo della loro determinazione e ridare stabilità alle finanze della Grecia e a mantenere il paese nell'eurozona». In una prospettiva di lungo termine, S&P indica che potrebbe addirittura alzare ulteriormente il rating della Grecia se il governo di Atene saprà mantenere fede ai suoi impegni di risanamento dei conti concordati con la troika beneficando nel frattempo dello scudo offerto dalla comunità internazionale. Un fallimento su questo piano comporterebbe invece d'altro canto una riduzione del giudizio.
Di tutt'altro avviso l'associazione bancaria presieduta da Charles Dallara che lascerà l'incarico a fine anno. L'Iif, l'associazione che raggruppa le principali banche creditrici della Grecia, lancia l'allarme su una prolungata recessione che rischia di far saltare il nuovo piano di salvataggio. «Con il Pil che rischia di scendere del 4-5% nel 2013, dopo essere sceso del 6% quest'anno, e nuove tensioni sociali legate alle politiche di austerità, vediamo rischi sostanziali per il programma di aiuti dell Ue e del Fmi». Insomma non si fidano e continuano a vedere la mancanza della crescita come un grosso problema e sono convinti che ci vuole una nuova ristrutturazione del debito in mano al settore pubblico, dopo le prime due già fatte a carico del settore privato, la prima di centosei miliardi e la seconda di 31 miliardi con il buyback dei bond.