Keynes è morto, ma anche noi non ci sentiamo troppo bene.

Ho ricevuto numerose critiche dai lettori del blog quando ho difeso la politica di austerità di Monti e dei conti in ordine alla tedesca rispetto a politiche espansive keynesiane come suggerite autorevolmente dal Nobel Paul Krugman. Keynes è morto ma anche noi non ci sentiamo troppo bene, avrebbe detto Woody Allen che se decidesse di entrare in politica potrebbe diventare presidente degli Stati Uniti. Ma torniamo alle cose serie: non sono d'accordo affatto sulle richieste espansive di Krugman, in questo momento, e invito a verificare che anche in America il clima è cambiato.  Washington sta chiudendo i cordoni della spesa, la Fed sta avenpo sempre più difficoltà a continuare una politica di stimoli sena limiti che rischia di far esplodere una nuova crisi finanziaria e l'inflazione o peggio la deflazione. Lo scenario giapponese con un debito del 200% è dietro l'angolo.

Quando scopriremo che il presidente americano Barack Obama, anche su pressione dei Repubblicani, del sistema di controllo automatico della spesa e del mondo del business americano, sta facendo rotta cautamente verso le politiche di austerità alla tedesca anche il premio Nobel Krugman e autorevole commentatore del New York Times farà ammenda. Una tesi isolata? Forse, come spesso accade a chi arriva per primo, ma la spesa federale di Washington sta calando perché il debito è superiore al 100% del Pil e il deficit è stellare rispetto a parametri europei e gli investitori dopo che Washington ha perso la tripla A non sono più così sicuri dei fondamentali. Elenco  qualche dato a sostegno della tesi oggi  minoritaria: il maggior creditore degli Usa oggi non è più la Cina, ma la Fed, cioè carta stampata dalla Banca centrale americana con rischio inflazione e connesso rischio finanziario come detto da membri autorevoli interni alla Fed stessa. Basta leggersi con attenzione le ultime minute della Fed pubblicate recentemente per capire quanto difficile sia il clima interno alla Federal Reserve stessa guidata con mano sempre più incerta da Ben Bernanke che deve fronteggiare critiche sempre più forti di autorevoli banchieri americani.

Quanto può durare questo meccanismo di QE3 (gli elicotteri che gettano denaro dall'alto per usare una immagine di successo)  che fa comprare Tresury Bond Usa a un ritmo frenetico di 85 miliardi di dollari al mese? Possibile che non si capisce che un sistema dove Washington ha delocalizzato le manifattiure in Asia dal 1980 sotto la presidenza di Bill Clinton in cambio di una supremazia finanziaria mondiale che garantiva la sostenibilità del deficit commerciale americano attraendo i flussi di investimenti cinesi non regge più? Leggere Yanis Varaufakis, Il Minotauro globale, edizione Asterios su L'America, le vere origini della crisie e il futuro dell'economia globale. Il patto siglato da Rubin, segretario al Tesoro di Bill Clinton all'epoca, con Pechino "manifattura del mondo" e Washinton "centro finanziario globale" deregolamentato con l'eliminazione della rouseveltiana Steagall-Glass Act del 1933 sulla separazione delle banche commerciali da quelle di invstimento, a seconda delle necessità di Wall Street, è giunto al capolinea. Chi non capisce questo cambio di parametri è completamente fuori rotta.

Per chi suona, dunque, la campana? Per tutti quelli che pensano di vivere al di sopra dei propri mezzi  per un periodo eccessivo e a credito. Noi siamo schiavi del nostro debito come chiunque è costretto a chiedere dei prestiti. Basta guardare la fine della supremazia  britannica nella finanza avvenuta nell'Ottocento e  il passaggio del testimone agli Stati Uniti. Londra non riusciva più ad attrarre soldi sufficienti a pagare il mantenimento dei costi militari della supremazia mondiale. Ora questo fenomeno di supremazia finanziaria rischia (si badi bene che dico rischia) di nuovo di vedere un nuovo passaggio di testimone (shift of power in inglese) a favore dell'Asia o di un'Europa di nuovo centrale e forte. Chi non capisce ciò che sta avvenendo nel mondo, i grandi fenomeni internazionali, rischia come l'Italia che si avvita su stessa come fosse l'obelico del mondo,  di finire stritolata da forze che non ha saputo comprendere in tempo. 

Mettere i conti in ordine, puntare su settori manifatturieri moderni e di punta come l'informatica, l'auto, la difesa, l'energia, la chimica e la farmaceutica, ridurre il numero dei dipendenti pubblici e aumentarne l'efficienza, ridurre i costi della politica, avere un fisco semplice e con un prelievo competitivo,  aumentare la selettività nelle scuole e premiare il merito sono fattori cruciali per evitare il declino. Altrimenti sarà la marginalizzazione del Paese. Non è tempo di smetterla di credere alle favole del  Paese dei Balocchi dove non si va a scuola, non ci sono sacrifici da fare, prima di scoprirci tutti con le orecchie da asino ultimi della classe?

 

  • Fla |

    Egregio Sig. Da Rold, vorrei innanzitutto sapere:
    a) come l’acquisto di titoli di Stato da parte della FED sia inflazionistico, cioè quale è il meccanismo intrinseco,
    b) come mai il CPI USA denota un’inflazione al 1,6% scarso nonostante mesi di acquisto MBS
    c) cosa centri il debito pubblico e la sua riduzione per i paesi UEM di fronte ad una conclamata crisi da bilancia dei pagamenti. Saluti.

  • Domenico |

    Concordo in pieno.
    A mio avviso gli USA stanno battendo gli ultimi colpi con QE3, ma sono consci che non può durare a lungo.
    Tra l’altro gli effetti di QE sull’occupazione, dopo una prima fase positiva, sono ora nulli.
    E quindi sta cercando di sostenere un ritorno al manufacturing con due segnali chiari:
    a) produzione con metodologie altamente sofisticate che coinvolgono specialisti di programmazione ed informatica
    b) basso costo dell’energia (vedi shale gas)

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