Erdogan continua la sua querelle personale con Israele, iniziata nel famoso scontro verbale con Shimon Peres a Davos nel 2009, per accreditarsi come il leader e il difensore ultimo delle istanze del mondo arabo. L'ultima occasione è venuta a Vienna nel corso di un discorso che doveva passare inosservato e che invece ha innescato le proteste di Tel Aviv e Washington. Così si è riaccesa la tensione tra Turchia e Usa. Gli Stati Uniti hanno giudicano le frasi sul sionismo paragonato a crimine contro l'umanità del premier turco Recep Rayyip Erdogan «particolarmente offensive» e con «effetti corrosivi» sulle relazioni Usa-Turchia, non particolarmente brillanti da anni, soprattutto dopo il clamoroso rifiuto di Erdogan di far passare le truppe Usa sul suolo turco in occasione della guerra in Iraq ai tempi di George W. Bush Junior. Il neo segretario di Stato Usa John Kerry, una volta arrivato ad Ankara, non ha fatto mistero della forte preoccupazione americana.
Il successore di Hillary Clinton che nel suo discorso iniziale non ha parlato una sola volta di Islam radicale, di Corea del Nord come stato canaglia, di Iran presto potenza nucleare, né dell'arroganza della Cina nel Pacifico o del Cyber attacchi di Pechino a Washington è apparso troppo cauto. Al posto di questi duri motivi di preoccupazione Kerry ha parlato di "cambiamento climatico" e di sforzi maggiori per risolvere questo problema. Come ha giustamente ha ricordato Victor Davis Hanson su National Review Kerry non pare essere partito con il piede giusto. http://www.nationalreview.com/articles/341745/american-recessional-victor-davis-hanson
Kerry di fronte a Erdogan avrà premuto ovviamente sul premier turco che ha mire di diventare presidente dopo aver cambiato la Costituzione turca, per un gesto distensivo verso Israele, dopo l'irritazione dello Stato ebraico per l'equiparazione tra sionismo e crimini contro l'umanità. Erdogan a Vienna ha detto frasi molto pericolose di fronte alla platea di un forum dell'Onu. Un passo falso quando il premier turco si è spinto ad affermare che l'islamofobia è un crimine contro l'umanità, al pari del sionismo, dell'anti-semitismo e del fascismo». Paragonare il sionismo a un crimine contro l'umanità è davvero inaccettabile. Il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, ovviamente l'ha definita «un'affermazione bugiarda e cupa, propria di un mondo che pensavamo fosse scomparso». Il gioco di Erdogan sta rischiando di diventare sempre più pericoloso: un passo indietro sarebbe più adeguato alle nuove ambizioni della Turchia come potenza regionale emergente.