Ankara recupera Israele, ma mancano all’appello Armenia e Cipro

Il viaggio israeliano del presidente americano Barack Obama, ora diretto nel regno di Giordania, si conclude con una storica telefonata che apre la strada alla normalizzazione sul fronte diplomatico tra il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il premier turco Recep Tayyip Erdogan. E' la fine di una querelle iniziata tra le nevi di Davos al World economic forum con un diverbio con il presidente Simon Peresh e a tre anni dal blitz israeliano contro la Mavi Marmara, una nave di attivisti pacifisti diretti a Gaza, battente bandiera turca. Il premier israeliano su pressione di Washington compie uno storico passo avanti, scusandosi per le nove vittime causate dall'assalto alla nave dai militari di Isralele. La dove aveva fallito il tentativo di mediazione nel 2011 dell'allora segretraio di stato Usa Hillary Clinton è riuscito il presidente Obama. 

Per la Turchia del premier islamico-moderato Erdogan  è il secondo successo in un poche ore. Ieri l'annuncio da parte del leader dei curdi Ocalan, della tregua con i separatisti del Pkk e la richiesta rivolta ai guerriglieri curdi di lasciare il Paese e rifugiarsi in Nord Iraq. Una mossa che potrebbe risolvere un conflitto che dal 1984 ha provocato 40mila vittime e la possibilità per Erdogan di modificare la costituzione turca in chiave presidenziale alla francese con i voti del partito curdo.

 Un sogno nel cassetto di Erdogan che vuole diventare presidente della Repubblica e diventare il nuovo Kemal Ataturk, il padre della patria del XXI secolo.

Il riavvicinamento verso Israele è fondamentale per risolvere la crisi siriana, dove i due paesi confinanti hanno interessi convergenti, ma soprattutto rompe l'isolamento di Israele nella regione che aveva perso con la Turchia l'unico alleato nell'area.  Ora Ankara può riprendere la sua, per la verità, molto incerta politica del suo ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, di "zero problemi" con i vicini.

Dopo Israele manca ancora all'appello la normalizzazione dei rapporti con l'Armenia con cui resta sulla sfondo la questione storica del controverso "genocidio" armeno, la fine dei contrasti sulle acque territoriali nell'Egeo con Atene e Nicosia e dei diritti di esplorazione ed estrazione del gas. Senza dimenticare che con la Ue sono stati congelati per sei mesi nel 2012 i rapporti a causa del semestre di presidenza cipriota e al rifiuto di Ankara di aprire i suoi porti e aeroporti alle navi e aerei ciprioti. Cipro resta un nodo controverso con la Ue dai tempi dell''invasione turca della parte settentrionale nel 1974 ,ai tempi del premier Ecevit. Ora con l'appoggio di Washington e di un presidente Obama senza timori di riconferma, Ankara potrebbe cercare di risolvere anche i restanti problemi sul tappeto. Sarebbe il coronamento della politica estera  del ministro Davutoglu, l'ideatore della politica  di "zero problemi con i vicini".

  • vittorio da rold |

    volevo sottolineare che Ankara ancora oggi non riconosce storicamente il genocidio armeno. Se invito a risolvere la disputa con l’Armenia è evidente che si dovrà affrontare il tema del genocidio armeno, punto per cui non si è ancora arrivati a un accordo con Erevan.

  • Armen |

    se pensi che non pubblicando le critiche fai bella figura ti sbagli di grosso

  • vartan |

    pensavo che solo al mondo rimanesero solo i governanti turchi a virgolettare laparola genocidio armeno, invece anche l’articolista del sole 24 ore appartiene a questa categoria

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