Si è molto parlato in questi giorni della vera eredità politica di Margareth Thatcher. Alcuni ritengono che il lascito profondo del suo governo sia contenuta nella seguente affermazione: "Lo stato non esite ma esitono solo gli individui", sostenendo una economia liberista e monetarista, in funzione anti-keynesiana. Come ricordato su questo giornale dall'ex premier Romano Prodi, la Thatcher ha in estrema sintesi ridimensionato lo Stato e il suo intervento in campo economico e sociale ai minimi termini.
Forse però bisognerebbe ricordare che la vera eredità fu lo smantellamento della storica manifattura inglese a vantaggio della creazione del maggior centro finanziario europeo, la City di Londra. La deregolamentazione finanziaria fu la vera eredità del lungo periodo di Margareth Thatcher al potere a discapito della manifattura britannica.
Una scelta strategica che però condusse nel tempo a disoccupazione in crescita e perdita di prestigio internazionale, soprattutto ora che la crisi economica ha ridotto i margini di crescita dell'industria finanziaria, ridimensionandone la portata. E' questa la vera pesante eredità del premier britannico.
Nel 1986 con il "Big Bang" abolì nella City di Londra il sistema cosiddetto della commissione per i brokers azionari. Inoltre fu eliminato il divieto di negoziazione in proprio. La norma che separava le banche di investimento da quelle commerciali (oggi tornata di moda e denominata Volcker rule, dal nome dell'ex presidente della Fed che ne ha chiesto al presidente Obama a lungo il ripristino) venne eliminata, e questo pose le basi di quella turbo-finanza che ha portato ai mutui subprime negli Stati Uniti, al property trading come forza motrice dei bilanci delle banche, all'uso della leva finanziaria ogni oltre limite ragionevole, ai derivati fuori dal bilancio, ai super bonus. Soprattutto ha posto il primato della turbo-finanza sulla manifattura, all'attività dell'economia reale senza pensare che un paese di 60 milioni di abitanti, come la Gran Bretagna, non poteva certo vivere di sola finanza senza avere un problema di disoccupazione strutturale.
Non a caso la Svizzera, che ha ben tre grandi centri finanziari di primaria grandezza, come Zurigo, Ginevra e Lugano, non ha mai rinunciato a una forte industria come quella farmaceutica, chimica, nella meccanica di precisione e nell'industria della difesa.