La guerra dei tassi arriva in Turchia che taglia il costo del denaro contro il deprezzamento dello yen

Mentre l'economia giapponese si riprende grazie all'Abenomics che fa acquistare bond dalla Banca del Giappone, l'istituto centrale turco ha tagliato i tassi di interesse di riferimento di 50 punti base portandoli al 4,5% per rilanciare l'economia in frenata  e bloccare l'arrivo di hot money in  yen e in dollari spinti dalle misure di stimolo prese proprio in Giappone e negli Usa che provocano il rafforzamento della lira turca. Una mossa di difesa che non è isolata nel mondo.
Altre banche centrali, comprese quelle della Corea del Sud, Australia e Israele, hanno ridotto i tassi nelle ultime settimane per indebolire le loro rispettive valute e mantenere competitive le esportazioni per proteggere la crescita a fronte di allentamenti monetari aggressivi presi altrove nem mondo. Anche la Bce ha ridotto i tassi di riferimento di 25 punti base portandoli a 0,50 per cento visto che il rischio inflazione non si profila all'orizzonte.
Il tasso di riferimento di Ankara era precedentemente al 5.00 per cento, ma la banca centrale aveva  già tagliato i tassi di riferimento più ampiamente di quanto previsto in aprile.
A far decidere la Banca centrale verso una politica più acomodante è stata  la lenta ripresa dell'attività economica, sostenendo che la crescita più debole è suscettibile di tradursi in una minore inflazione nel medio termine.
La crescita turca ha rallentato bruscamente al 2,2 per cento l
'anno scorso dopo un 8,8% del 2011 e un 8,9% nel 2010 e in quegli anni il timore era quello di un surriscaldamento dell'economia.

Secondo la Bers, la Banca europea di ricostruzione e sviluppo,  nel 2013 la Turchia dovrebbe crescere del 3,6% , un tasso abbastanza basso rispetto alla media turca degli ultimi tempi, per questo la Banca centrale turca ha intrapreso una serie di tagli dei tassi dal settembre scorso per cercare di stimolare l'economia mettendo in secondo piano la stabilitò dei prezzi.
La lira  mercoledì è scesa al punto più debole da marzo ma il suo tasso di cambio effettivo reale (REER) rimane al di sopra del livello chiave di 120 al dollaro identificato dal governatore della Banca centrale Erdem Basci come il punto di equilibrio per i tagli dei tassi a breve termine.
Il REER – è una media ponderata relativa della lira al dollaro, rettificata per gli effetti dell'inflazione – si è attestato a 121,10 nel mese di aprile, ma è stato di circa 120,2 mercoledì.

 Una lira forte rende le esportazioni turche più costose e le importazioni più convenienti. Questo porta a un aumento dei rischi di un aumento del disavanzo delle partite correnti, visto come la più grande debolezza dell'economia, che è già destinata a crescere a più di 58 miliardi di dollari alla fine del 2013 dagli attuali 47 miliardi di dollari nel 2012.
Riducendo i costi di finanziamento per portarli più in linea con quelli osservati in altri paesi questo potrebbe contribuire a scoraggiare l'afflusso di capitali. Ma se un altra importante agenzia di rating  aumenta il rating della Turchia a investment-grade, come molti si aspettano, ciò potrebbe tradursi e in più contanti in arrivo, facendo salire la lira e ampliando il divario delle partite  correnti.
 La guerra delle valute innescata in Giappone a gennaio scorso e portata avanti negli Usa con la Fed che acquista bond e titoli vari per 85 miliardi al mese si estende al  Bosforo che non vuole accogliere troppi  hot money che farebbero aumentare il valore della lira e ridurrebbe la competitività dei prodotti turchi.
Così è possibile che la Banca centrale turca abbia deciso di tagliare ancora il costo del denaro anche per mantenere la lira più bassa  in un contesto di riduzione dei tassi globale, aumentando nel contempo le riserve di valuta estera.